Addio a Chester Bennington dei Linkin Park

Mio padre in uno di quei giorni invernali si presentò a casa, dopo esser stato tutta la mattina e pomeriggio a lavoro, con Hybrid Theory, il primo lavoro dei Linkin Park, band dove tu eri finito a cantare dopo aver lasciato i Grey Daze. Mi disse: -Questo disco ti può piacere, non so chi siano ma l’ho sentito in macchina-.

Ti conobbi per puro caso ma dopo due giorni conoscevo ogni traccia a memoria del disco e nel mio lettore CD portatile c’era in loop In The End per tutto il giorno, anche quando andavo agli allenamenti e tornavo a casa con i dolori di una partita di gioco dove l’arbitro non è stato esattamente il tuo migliore amico.

Ad Avellino tanto tempo fa, MTV non prendeva mai, cioè dovevi avere solo la parabola ma stranamente delle volte il segnale compariva e, io con mio fratello non cambiavamo canale per ore, avevamo paura che il segnale sparisse. Quel mese di ottobre del 2000 lo ricordo ancora bene, perché ti vidi per la prima volta in video e m’innamorai di quanta passione avevi in quella tua voce e di cosa mi trasmettevi durante un ritornello.

Poco fa mi hanno scritto su what’s app che ti eri suicidato e in mezzo a tutte le persone che mi circondavano nella metro di Milano, ho sentito un vuoto allo stomaco e ho interrotto il disco dei Mudhoney che stavo ascoltando.

Già da tempo soffrivi di depressione per problemi legati all’abuso di droga e alcol, ti sei suicidato impiccandoti nella tua residenza a Palos Verdes Estates in California, oggi nel giorno del compleanno di Chris Cornell.

Forse è un caso.
Ma voi due eravate amici e il suono di Seattle non è poi così tanto lontano da quello di Los Angeles, sui social l’avevi salutato così nella tua lettera qualche giorno fa prima di questo assurdo gesto:

«Mi hai ispirato in modi che nemmeno puoi immaginare. Il tuo talento era puro e senza rivali. La tua voce era gioia e dolore, rabbia e perdono, amore e crepacuore, tutto insieme. Suppongo che è quello che siamo tutti. E tu mi hai aiutato a capirlo».

 «Pensieri su di te mi hanno invaso il cervello e ho pianto»,

«Sto ancora piangendo, triste e grato per aver condiviso alcuni momenti molto speciali con te e la tua bella famiglia». 

A Monza agli I-Days hai suonato davanti a 80 mila persone,  in questo decennio la tua voce ha segnato 60 milioni di copie vendute, quindi 60 milioni di persone che non dimenticheranno mai la tua espressione artistica e quelle fiamme sui polsi che solo tuo sapevi portare con così tanta eleganza.



 

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