Nove domande a Andy Butler degli Hercules and Love Affair

«A sedici anni ho trovato lavoro in un porno shop.
E’ abbastanza scandaloso?»

Andy Butler è una leggenda, dj e produttore di fama internazionale, gay dichiarato, ha creato gli Hercules and Love Affair un vero e proprio collettivo di musicisti e artisti LGBT nel 2007 facendosi conoscere presto in tutto il mondo con il disco anthem Blind, cantato da Anhoni. Da allora la formazione è mutata molte volte fino a solidificarsi nei tre elementi di oggi: il master delle cerimonie Andy, il trans-gender franco-algerino Rouge Mary e il vocalist belga Gustaph. Incontriamo Andy a Milano, dove ha aperto con la sua band il concerto degli Arcade Fire, un omone sorridente ancora affannato dall’esibizione che non vede l’ora di parlarci di Omnion, il quarto album della band.

 

Ciao Andy, come stai?

Ciao, sono in tour con la mia famiglia quindi sto molto bene! É bello dopo tanti anni di lavoro essere circondato dalle persone a cui più tieni, gli Hercules and Love Affair sono la mia vita, non solo la mia band e credo che sia un gran privilegio.

In questo album c’è una presa di posizione sociale, cosa ti ha spinto verso questa direzione, è stata premeditata?

Quando cominci a lavorare a un album l’unica cosa certa di cui sono a conoscenza è quello che non voglio fare, in questo caso quando mi sono messo al lavoro mi sono chiesto: «Quale contributo posso dare al panorama dance? Cosa manca alla scena e quale nuovo contributo posso portare? Cosa non vedo e vorrei fosse presente?». Quindi in conclusione ho deciso di creare un album di musica elettronica emotivo e sostanzioso, recentemente ho realizzato quanto la scena dance sia vuota e priva di messaggi significativi, tutto è divertente e esuberante ma non porta nessun messaggio.

Quindi hai cercato di colmare questo vuoto?

Esattamente, sono un amante della musica e sono cresciuto nei night club, ho visto la scena dance crescere e evolversi ma mai come avrei voluto. Io amo ballare sul dancefloor e allo stesso tempo provare un’emozione intensa e non solo ballare con le mani alzate al cielo felice, non mi piacciono le emozioni statiche. Chi ha detto che non puoi piangere in discoteca se una canzone ti tocca nell’anima? Una canzone dance può anche essere edificante e con un sostanziale messaggio emotivo. Omnion è nato con questo desiderio.

Il singolo Controller è una canzone disco che inneggia al mondo bdsm, ma allude anche al controllo politico sulla comunità, come è nata e come sei arrivato a Faris dei The Horrors per i vocals? È una scelta strana, ma funziona!…

Controller è un pezzo disco con un’atmosfera squallida e dark, ho sempre amato le icone e lo stile della scena rock’n’roll degli anni 80, hai presente quei personaggi gotici e punk? Mi sono così ritrovato a chiedermi chi oggi incarna questo tipo di immaginario, volevo un vocalist con una voce potente e sporca che mi desse una sensazione di pericolo con la sua voce. Un giorno ero da un amico che lavora nella moda e mi ha fatto sentire un pezzo dei The Horrors, precisamente la cover di Your Love di Frankie Knuckles e mi sono innamorato della voce di Faris Badwan. Così l’ho contattato e ha accettato con entusiasmo.

Per me Omion è un viaggio emozionale attraverso gli ostacoli che siamo costretti a fronteggiare in questi tempi difficili, la vedi anche tu così?

Si, direi che è un disco reazionario. Non mi sono mai sentito così sensibile e irritato se penso a cosa accade nel mondo in questo momento, e non mi era mai successo prima in vita mia, forse anche per questo per me era impensabile fare un album dance allegro e positivo. Ho quindi in un certo senso provato a essere risolutivo, mettendo la speranza e un’energia positiva che spero traspari dalle canzoni.

Quali pensi siano gli avvenimenti che ti hanno toccato di più nell’anima?

La crisi dei rifugiati, ho avuto l’opportunità di vivere in Europa, in Belgio e la tensione a riguardo è palpabile e urgente, la gente dovrebbe provare a mettersi nelle scarpe di queste persone che si sono trovate senza un posto dove stare, poi il governo Trump e sicuramente la strage di Orlando.

In un’epoca in cui si parla di no gender, manifesto che gli Hercules and Love Affair sbandierano dai loro esordi, non ti senti una sorta di pioniere?

Non so se mi considero un pioniere ma quel che sto cercando di fare è presentare un modulo di alleanza, un riflesso del mondo reale. Le persone hanno complesse identità e spesso non riescono a ritagliarsi il proprio spazio, io stesso crescendo non riuscivo a trovarlo. Ero sensibile e giocavo con le ragazze e i bulli mi prendevano in giro perché ero un ragazzino gay. Così ho deciso di creare una comunità formata solo da persone che non avevano uno spazio in cui sentirsi a proprio agio.

Sei mai stato etichettato scandaloso?

Molte volte a cominciare dal mio coming out, ero arrabbiato e ribelle e facevo tutto ciò che non avrei dovuto fare, per i miei genitori ero uno scandalo continuo e io mi divertivo a provocarli. Ricordo che un’estate ai tempi dell’high school mi sono stati davvero addosso, volevano che trovassi un lavoro che mi dessi da fare, così ho trovato lavoro alla cassa di un porno shop e ero pure minorenne… Ma sono tornato a casa esclamando: «Mamma, Papà: ho un lavoro!». Non sono rimasti molto contenti.

Cosa consideri scandaloso oggi?

Non mi piace la provocazione fine a se stessa. Non mi piace chi cerca di attirare l’attenzione in questo modo. Per me lo scandalo è rappresentato da quelle persone coraggiose che hanno il coraggio di mettere la faccia difendendo i propri ideali e accettando le conseguenze. Il gruppo indie-pop libanese dei Mashrou’ Leila, che ha collaborato al disco con me, ha un frontman gay che si chiama Hamed Sinno. Questo ragazzo ogni notte canta di fronte a 5000 persone in Medio Oriente affermando: «Sono un uomo gay». Questo è uno scandalo che amo, avere il coraggio di ammettere in un paese tradizionale e conservatore chi sei veramente con la consapevolezza di rischiare la propria vita. Fa paura ma può cambiare le cose e lo sta facendo.

DAL VIVO:

6/12/17 – MILANO, SANTERIA SOCIAL CLUB
7/12/17 – BOLOGNA, LOCOMOTIV CLUB

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