Beatrice Venezi la kamikaze della musica classica

Beatrice Venezi Aldo shoes

L’opera lirica è agée? Rifatevi gli occhi, va’. E pure le orecchie. Beatrice Venezi, l’unico direttore d’orchestra donna under-30 d’Italia, è stata scelta da Aldo come brand Ambassador: “Abbiamo gli stessi obiettivi: vogliamo rendere accessibile qualcosa di alto“.

Cos’è il caso?

È relativo.

 

Quando hai stretto il primo rapporto con la musica?

A 7 anni. Si svolgevano delle lezioni private di pianoforte nella mia scuola. Chiesi a mia madre di poter partecipare e a 9 anni entrai in conservatorio. Il pianoforte era la strada giusta ma non mi bastava per esprimermi appieno. Cosi in seguito ho iniziato a studiare composizione e poi direttore d’orchestra. Nel frattempo ho fatto esperienze come maestro collaboratore per imparare il mestiere. E’ stato in Germania che ho avuto la prima e vera possibilità di relazionarmi con l’orchestra, quando il mio insegnante mi chiese di dirigerla, da un giorno a l’altro, durante un momento di scherzo.

Un gioco quindi?

No, spirito di sopravvivenza. Mi sono sentita un kamikaze e l’ho vissuta come una sfida. Era difficile, questo mi ha attratto.

Cos’è la musica classica?

Il linguaggio musicale per eccellenza.

Che lati caratteriali esprime la musica di te?

Riesce a esprimere l’assoluto, sono io in tutto. Rappresenta il mio essere che filtra attraverso la musica che faccio.

Una tua qualità?

L’onestà intellettuale.

Che cosa ti accomuna al marchio di calzature Aldo?

La comunione d’intenti, lo stesso amore per il pop, inteso come popolare.Con Aldo la moda, intesa nella sua concezione più alta, diventa accessibile. E’ lo stesso obiettivo che io ho con la musica classica, quello di renderla accessibile a un pubblico più giovane e non esperto.

Perché vuoi conquistare i giovani?

Credo sia importante per il nostro paese riappropriarsi del proprio orgoglio nazionale. E’ importante conoscere quello che ha prodotto l’Italia nel passato e la musica ne rappresenta un’ampia fetta.  L’opera lirica è italiana.

Credi di riuscire in questo intento?

In realtà ho notato che da parte dei ragazzi c’è dell’interesse. Bisogna solamente trovare il modo di far scattare la scintilla, affascinarli, incuriosirli. Portargli nei backstage, farglieli vivere e fargli capire cosa succede dietro le quinte è un’ottima soluzione, i ragazzi ne vengono attratti. Sembra un mondo magico, incantato.

Come ti sei sentita quando te l’hanno proposto?

Ho pensato che fosse un riconoscimento per il lavoro sociale e culturale che sto affrontando con il mio lavoro. Ho pensato che il mio messaggio stesse arrivando.

Hai mai avuto paura di non essere all’altezza?

Il mio carattere da kamikaze non mi ha permesso di spaventarmi.

Che cosa ti augureresti?

Di poter arrivare ai maggiori palcoscenici del mondo, in primis al Teatro alla Scala di Milano. E di poter svecchiare il mondo della musica classica, sovvertire un po’ gli schemi continuando a mandare un messaggio incisivo a livello culturale.

Quale?

Che essere un direttore d’orchestra donna non deve destare stupore o pregiudizi in nessun Paese al mondo.

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