Cameron Avery non ama le pause, e su questo non ci piove. Da tempo pilastro della scena psych australiana e co-fondatore dei Pond e di diversi altri progetti, nonché bassista in pianta stabile dei Tame Impala, non vuol proprio saperne di fermarsi.
Tanto che tra un disco e l’altro ha trovato il tempo non solo di partecipare ai tour mondiali di amici come The Horrors e The Last Shadow Puppets, ma anche di uscirsene col primo disco solista.
Ed è proprio dalla band di Alex Turner e Miles Kane, un progetto anch’esso che omaggia una certa corrente melodica anni ‘50 e ‘60, che sembrerebbe venire l’influenza maggiore di questo Ripe Dreams, Pipe Dreams.
Niente rock and roll, niente psichedelia, niente -o quasi- distorsioni, ma ribalta quasi assoluta per sinfonie di archi, ballate struggenti e richiami ai grandi crooner alla Dean Martin e Frank Synatra e Elvis.
Il tutto condito da testi ironici e ricchi di humour, ben sintetizzati nell’espressione “you can get me in a pack of two”, quando in una americanissima “Disposable”, Avery si descrive in tono ammiccante come un tubetto di dentifricio o un rotolo di nastro isolante.
Nulla a che vedere insomma con tutto quanto il polistrumentista australiano aveva messo su un nastro precedentemente, il che ne evidenzia la genuinità, l’urgenza cioè di fare una cosa diversa e senza compromessi. “I didn’t get a record deal until after recording the album,” ha recentemente dichiarato a DIY, “I self-funded it. It was basically me just wanting to record stuff.”
Cameron Avery – Ripe Dreams, Pipe Dream
(Anti- Records)