Christaux e la sua nuova (id)entità nel disco Ecstasy


Con gli Iori’s Eyes le cose erano andate alla grande, perché nessuno ancora aveva proposto un prodotto come quello, fatto di pop minimal, elettronica ridotta all’osso, e due elementi che interagivano tra loro, sia nella composizione, sia sul palco, e che venivano associati immancabilmente l’uno all’altro, complice anche il titolo del loro disco (Double Soul).

A distanza di quattro anni i due elementi hanno preso strade differenti, con Clod che debutta ora come solista con un nuovo lavoro, sotto il nome Christaux. In questo disco c’è un solo elemento di continuità rispetto al passato, ed è la capacità di scrittura fuori dal normale di Clod (o Christaux), in grado di rendere nobile anche un genere come il pop, destinato per definizione ad un gradimento generale e quindi troppo spesso svilito di significato.

 

Per il resto già un primo ascolto mette in luce un’esigenza diametralmente opposta rispetto al passato, in questo caso volta a non sintetizzare, né tantomeno semplificare la propria musica.

christaux

Ogni canzone di Christaux è il prodotto di mille stratificazioni e sovrapposizioni, di strumenti digitali che si mischiano con gli analogici, senza la minima preoccupazione di esagerare: lo scopo è quello di vestire nel migliore dei modi un caos interiore espresso dai testi, anch’esso ricco di sfumature ed alternanze.

La scelta di Mario Conte (già con Colapesce e Meg) come produttore chiude il cerchio, contribuendo a rendere Ecstasy un prodotto raro, che combina intensità a freschezza, come dire: less is bore.

 

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