HOT HOT HOT. Il FOCUS sulla moda milanese

Per ben 5 giorni ho corso come una disperata per le sfilate. Mi hanno fatto innamorare, sognare e qualcuna anche dire NO.

A settimana della moda conclusa ecco il mio focus relativo alla spring summer 2018.

Abiti, accessori, dettagli e persino scelta delle modelle. Questa volta non ci facciamo mancare nulla.

Ma mi sorge una domanda, stiamo assistendo alla ss18 o alla fall winter?
Maxi cappotti d’estate e stivali di gomma hanno sfilato da Cristiano Burani, trench e cappelli anti pioggia li abbiamo ammirati da Arthur Arbesser e addirittura pellicce, viste in ben più di una passerella, altalenanti a maxi dress svolazzanti dai colori shock e trasparenze, come nel caso di Aigner.

E allora mi dico, ci sta che la moda sia capace di creare tendenze e che le stagioni non siano più le stesse a causa del cambiamento climatico, ma non è forse necessario ancora mantenere una linea, anche all’interno delle collezioni, che faccia intendere una periodicità che comunque ancora esiste?

Insomma, a luglio, agosto e in molti casi anche a giugno, nonostante la voglia imminente di vacanze e i 40 gradi all’ombra, non credo che le persone siano prive di ragione.

Simonetta Ravizza, brand famoso proprio per la sua pellicceria, ugualmente le porta in passerella, ricoprendo persino borse, marsupi e attribuendogli un’aria hawaiana con tanto di fantasia floreale.

Il bianco si posiziona al primo posto tra i colori neutri, seguito subito dopo dal beige, blu e infine nero.

Tra le tonalità accese invece al primo posto i colori vitaminici dell’arancione, meglio se su abiti leggeri, trasparenti e svolazzanti.

Il verde, turchese, prugna, rosso e giallo sono le altre, spesso presenti in total color o sotto forma di flash.

Lavinia Biagiotti fa rinascere invece la collezione della madre, dopo la sua recente morte, mantenendo comunque i principi cardini della moda Laura Biagiotti, con mio grande stupore, che mi domandavo come fosse stata. Una nuova era, sempre sofisticata ma più giovane, contemporanea, fresca.

Etnicità e iperfemminilità caratterizzano invece la collezione di Les Copains, che mi ha fatto sognare tra gonnellone, fantasie, texani e cappelli, il tutto impreziosito da maxi collane.

Geometrie, volumi, balze e ruches sono state ammirate alla sfilata di Alberto Zambelli, che ha giocato con sexy trasparenze e completi pantalone glamour, o da Angel Chen che invece ha riscoperto il collo alto.

Anche il gold e il silver sembrerebbe non tramontare tra i capi di Ricostru e Piccione. Piccione, il primo in chiave rock e il secondo più romantico.

E poi c’è il moodboard di una collezione moda, quello percettibile e palpabile durante la camminata delle modelle, che ti si piazza proprio davanti agli occhi e non ti lascia dubbi.

E’ il caso di Aquilano Rimondi, di Anteprima e di Byblos.

Fantasie geometriche quali quadri e righe vengono mixate a scritte, abiti in rete, giubottoni e trench in vernice nel primo caso. Anteprima gioca con la sovrapposizione di colori, brillio e borsette a contrasto. Byblos punta su pois stilizzati, righe, motivi Baroque e spennellate di colore su abitoni che sembrano un capriccio di un pittore. Gli occhiali sono over, l’ombretto delle modelle fluo e i cappelli colorati, con righe dai toni accesi. In più, le trasparenze tolgono ogni dubbio.

Gotica è un filino dark risulta essere invece la collezione di Calcaterra, assolutamente raffinata, studiata e voluminosa su abiti, camicie, sia per lei che per lui, e pants. Una SS per la quale tutti i fashion editor andranno sicuramente pazzi considerando la versatilità dei suoi capi. Un’ottima percentuale di sogno anche qui c’è stata.

La sfilata di Mila Schön viene svolta in una location favolosa, ed è subito mix and match di righe, sovrapposte tra loro e di differente spessore. Pois arricchiscono foulard, scarpe, giubbotti, completi, cinture e abiti. Il pezzo forte? Gli orecchini, che hanno reso ogni singolo outfits speciale.

Per Atsushi Nakashima l’orecchino e solamente a sinistra, di frange colorate, che scende fino al seno delle modelle, quasi ad evidenzia un senso di etnia, tra treccioline e capelli semi raccolti, spezzata da una collezione tra il classico e lo sportswear.

Ujoh invece punta sulla pulizia, non presentando né accessori e tanto meno borse. Le scarpe sono flat, classiche come i sabot o sportive come lo stivaletto, qualità che segnano l’intera collezione.

I tacchi solo se di 2cm di altezza o rasoterra.

Questa sembrerebbe la regola. Io l’ho apprezzata parecchio, anche se il tacco 12 è pur sempre il tacco 12.

Erika Cavallini a questo proposito le propone ricoperte di piume e dalle tonalità pastello del turchese, arancio, rosa cipria, blu e bianco. Interessanti le sovrapposizioni di reggiseni sopra cappotti smanicati e di abiti sopra camicie e jeans.

Ma ciò che maggiormente mi colpisce anche qui sono le modelle. O per l’esattezza, modelle che non sono modelle. Non in tutte le sfilate chiaramente, ma in parecchie. Donne di qualsiasi età, con i capelli bianchi e la costituzione robusta, messa in relazione ai canoni della moda chiaramente.

E in un attimo il fashion system abbassa le barriere sociali. Per me, 10 e lode!

L’ultima chicca? Gli occhiali, che mi hanno lasciato a bocca aperta. Quali? Esattamente quelli di Ssheena con frange preziose che scendono sul viso illuminandolo. Io le approvo con tutta me stessa.

 

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