Enrico Dal Buono e la sua Vita Nana al Morgante

Abbinata di libri e drink nel cocktail bar Morgante in uno degli appuntamenti Divoratori di Libri. Protagonista domani, 8 novembre, il romanzo La Vita Nana di Enrico Dal Buono, a cui dedichiamo un ritratto d’amore. 
enrico del buono presenta il suo romanzo La Vita NanaSe Enrico Del Buono mi dicesse di andare in Nigeria a seguire i dettami di Taribo West, io – probabilmente – lo farei. D’altronde Enrico mi accoglie a casa sua ogni volta che non posso dormire nella mia. E ogni volta che ci vado mi legge pagine dei classici prima di addormentarmi, da una stanza all’altra. Una volta mi ha ospitato a Ferrara come fossi un figliol prodigo, in un appartamento di famiglia, preoccupandosi che avessi gli asciugami puliti e soffici e il riscaldamento alla temperatura giusta. Enrico, poi, ogni volta che scrivo l’incipit di un romanzo che non troverà mai la propria fine lo legge con attenzione, con quella attenzione che uno normale potrebbe dedicare a uno scrittore noto, ecco, e lo commenta al fine di migliorarlo. Per me insomma Enrico è un punto di riferimento, uno dei pochi, e ora lo è ancora di più dato che – rispetto a prima – ha preso gusto anche a mandare affanculo pezzi grossi del giornalismo e dell’editoria che non capiscono le sue vette e i suoi guizzi. Ché mandare il prossimo a farsi fottere è cosa giusta e sana. Io non lo faccio mai, per esempio.
Stasera, per la terza volta, presento il suo romanzo. Si intitola La Vita Nana, e non è un compendio su Berlusconi, no. È un’opera geniale, arrivato nella girandola degli ultimi in lizza per il Campiello Opera Prima, uno dei premi letterari tra i più onesti rimasti. La prima volta lo presentai da Open con Davide Burchiellaro, vice direttore di Marieclaire, e lo scrittore di Educazione Siberiana, quello che leggenda vuole giri “col ferro in tasca”, Nicolai Lilin (ho controllato se ce l’aveva, la pistola, e quella sera lì no, non ce l’aveva). Io ed Enrico eravamo vestiti come due coglioni: io con una tunica rossa e russa, lui con una verde e afgana. La seconda invece, sempre con Burchiellaro, in una libreria di Ferrara. Nella sua città natale, davanti ai suoi parenti e amici di una vita. La terza succede al Morgante (dove succedono sempre un sacco di cose, dare un occhio qui ), un cocktail bar nascosto in una delle vie più belle di Milano, vicolo dei Lavandai – e per questo un porto dove sentirsi al sicuro, riparati dalle ansie e dalle notifiche degli smartphone. La presentazione fa parte di Divoratori di Libri: 4 appuntamenti abbinati a 4 degustazioni. Per La Vita Nana, che parla di nani sudici e infimi che cercano di distruggere il mondo diventando i consiglieri di personaggi capaci di modificare le coordinate della storia, verranno abbinati drink e assaggi in dimensioni ridotte. Sarà una presentazione più liquida delle altre, perché il mixologist del Morgante per l’occasione ha creato l’Orestino, cocktail in onore del primo nano raccontato nel romanzo, assistente di Napoleone. Con noi ci sarà ancora Davide Burchiellaro, guru, amico, consigliere decisivo per le nostre vite senza essere nano. Non ci sarà purtroppo Vittorio Sgarbi, anche lui amico di Enrico. Capita per esempio che Enrico mi invii foto di Vittorio nudo mentre parla al telefono, o video di pranzi fatti nella casa ferrarese di Sgarbi insieme a Berlusconi Silvio. Quando fa ste cose Enrico lo stimo e lo invidio.
C’è un’altra cosa che stimo e invidio di Enrico: la capacità di scegliere le case. Viveva in un appartamento che era un amore (direbbe Costantino della Gherardesca) nello stesso palazzo di Bianciardi in via Solferino, adesso ha uno studio piccolo ma ispiratore in corso Garibaldi. Quando ci sono entrati non vi ho trovato Big John, il suo bambolo gonfiabile che insieme a me e Davide non ha mai mancato una presentazione. Non so se ci sarà anche al Morgante (me lo auguro), però ci sono altre cose che so quasi con totale certezza.
So che con Enrico condivido l’amore per l’assurdo e gli assurdi. Giovedi scorso ero a un party per Artissima, dentro l’aeroporto di Torino. Un vecchio arzillo ballava come un pazzo, ridicolo e libero, mentre una gotica signora girava nella zona ritiro bagagli con denti d’oro e tatuaggi sul viso, avvolta in un buffo piumino rigido a mo’ di ala. Tutti li guardavano strani e ne ridevano. Io li ho avvicinati per capire chi erano. Il pazzo si chiama Edo Bertoglio, una vita passata insieme a Andy Warhol (link Wikipedia); l’altra è la moglie dello stilista Rick Owens. So che li avrebbe avvicinati anche Enrico e so che anche lui preferirebbe passare una serata con loro due piuttosto che con tutti gli altri spocchiosi che li guardavano e giudicavano. So infine che a Enrico voglio tanto bene, e gli voglio tanto bene perché ha l’aria di chi arriva sempre un attimo dopo per scattare la foto giusta, e con imbarazzo ed educazione rimette il telefono in tasca e finisce per ridersela. Da solo.
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