Killacat ci racconta di sé dietro le tracce del suo nuovo disco.

“Quando Toccherò Terra” è stato il disco più atteso del momento. Killacat è un artista da sempremolto attivo nella scena italiana musicale, “since 2008” ed anche prima. In questo suo nuovo disco, pubblicato da poco per la Macro Beats Records, ha messo in evidenza una nuova sfumatura del “black soul” celato nelle sue corde vocali.

Siamo andati a trovarlo nello studio di registrazione quì a Milano dove ha composto interamente il disco insieme al produttore Gheesa per cercare da dove proviene tutta la sua ispirazione e le sue influenze nascoste nel suo nuovo disco ma sopratutto volevamo scoprire la vita artistica del vero Killacat.

Complimenti per il disco è fenomenale! Quanto lavoro c’è dietro, come è iniziato tutto?

Grazie mille. Avevo cominciato ad arrangiare tutto con Ulisse (che ringrazio tanto) che per una serie di motivi è dovuto tornare a Roma. Avevo già alcuni dei concetti in testa e la fortuna nel
frattempo ha voluto che Gheesa si trasferisse a Milano. Il resto della risposta è nel disco.

Ora sei in una nuova dimensione black tra soul ed elettronica, come ci sei arrivato?

E’ stato frutto di un percorso. Ho ascoltato tanta musica e fumato tante sigarette. Poi ho capito dove volevo andare a parare e tante cose si sono allineate nel modo perfetto. Devo ringraziare chi mi ha permesso di percorrere questa strada in grande libertà, in primis la mia etichetta discografica.

Perchè questo disco parla molto di Milano?

Ti do la risposta più banale, ma la più vera.
Milano è la città in cui vivo e in cui “mi muovo bene”.

C’è un posto che preferisci o dove ti piace stare in questa città?

Chinatown è il mio punto di riferimento, forse trascorro più tempo lì che a casa mia.
E poi il capodanno cinese è una figata!

Quanta acqua è passata sotto i ponti dopo il progetto Vruscia ed il Kissusenti Movement?

Eh, parecchia. Parecchie cassette, CD, live, concerti, viaggi e nottate passate a dormire col
cappotto nei centri sociali. Tutto questo è servito e ne vado fierissimo. Tante cose magiche e
qualche sbattimento hanno fatto da palestra, ora sono sul ring a combattere.

E’ stata dura separarti da Gioman?

Dura? Perché mai? Siamo fratelli, non possiamo separarci, a meno che io non faccia richiesta per
cambiare cognome all’anagrafe.

Ma il nome Killacat da dove proviene?

A proprosito di mio fratello Gioman, fu lui a propormelo.
Io infatti ero un appassionato di Supercat, un dj Jamaicano, punta di diamante del deejay style (che
è una di quelle cose tipicamente giamaicane per cui non basterebbe una sola intervista per spiegare
e parlarne). Da li nacque Killacat. Avevo 13 anni, il resto è storia.

Cos’è il Macro Beats Studio per te?
Cosa hai provato in queste mura da quando hai iniziato a 
lavorare al tuo disco?

Beh ormai è casa, ci vado spesso, non solo per lavorare ma anche per cazzeggiare con gli altri. E poi in quello studio sono nate le mie due ultime creature (“Parto Da Qui” e “Quando Toccherò Terra”) per cui ci sono molto affezionato.
A proposito, vedi che prima t’avevo detto di Chinatown? Lo studio sta lì.

Le tracce di questo disco sono state tutte prodotte da Gheesa, quindi diciamo che per un periodo avete vissuto o vi siete sentiti 24 ore su 24 senza mai picchiarvi??

Infatti ora non ci parliamo più (ride)

Come mai hai scelto solo un produttore per questo progetto?

Perché con Gheesa ad un certo punto, ci siamo accorti di aver trovato la formula giusta e abbiamo
continuato su quella via. So che non è ottimale non avere featuring o tanti producers in un solo
progetto visto che generalmente la notizia dell’uscita di un disco si diffonde più velocemente e in
maniera più radicata, però il nostro suono risultava così particolare che abbiamo voluto insistere su quello senza pensare al resto.

In alcune parti hai lavorato insieme a Mattia Barro, già autore e frontman della band L’orso, com’è nata questa collaborazione? come vi siete conosciuti?

Con Mattia ci conosciamo da parecchi anni.
Abbiamo suonato insieme qualche anno fa al MiAmi Festival con la band che accompagnava il live di Mecna. Poi ci siamo persi per un po’.
Questo disco ci ha fatto riavvicinare e sono contento di avere
conosciuto una gran bella persona oltre che un autore validissimo che ha voluto supportare il progetto mettendoci del suo.

Il pezzo in questo disco a cui sei più legato e quello della tua carriera che non dimenticherai mai?

Credimi, di questo mi piacciono tutti, giuro. Però forse “Oceano” è quello che mi gasa di più.
Per quanto riguarda la carriera potrei dirti “U Cora Vruscia”, il pezzo che ha dato inizio a tutto.

C’è un aneddoto che non dimenticherai mai legato a questo disco?

Quel lunedì che mi dovevo vedere con Gheesa in studio e invece ho preso due treni per arrivare ad
Interlaken in Svizzera. In quattro giorni ho chiuso due dei pezzi che trovi nel disco.

C’è stato un disco di un altro artista che hai macinato nel walkman durante la composizione di “Quando Toccherò Terra”?

Ho ascoltato tantissima musica nell’ultimo anno. Soprattutto diversa.
Da Lucio Dalla a Drake passando per la musica sacra 🙂
La musica è stata importante ma più di ogni cosa lo è stato tutto ciò che mi è accaduto. E’ stata la mia vita a ispirare il disco.

Andresti mai a Sanremo?

Certo! Sarebbe una figata! Non sono un hater di Sanremo, mi divertirei!

Secondo te dove sta andando la musica italiana in questo momento, anche attraverso i social, c’è qualcosa che cambieresti?

Secondo me in Italia la bella musica c’è.
Però c’è spesso anche la chiusura riguardo il tentativo di sperimentare e aprirsi a un’offerta diversa, lontana dai soliti canoni del “pop all’italiana” che le radio ci propinano da decenni.
Ma credo che qualcosa stia cambiando. A furia di martellare, finalmente, qualcosa sta cambiando.

Lasciaci con in sotto fondo il disco che secondo te tutti dovremmo ascoltare almeno una volta nella vita?

“Ferry Boat” di Pino Daniele. Questo disco ha segnato la mia esistenza e la segnerà per sempre. Pino Daniele ha fatto capire al mondo che la musica è passione e duro lavoro, e la si può fare anche stando lontani dal gossip e le passerelle.

Caro Killacat! noi ti ringraziamo per aver, tra virgolette, “sprecato” il tuo tempo con noi, ci vedremo presto sotto al palco ad un tuo concerto.

Sprecato no! però si, ci vediamo presto.

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