La vita è come la scala di un pollaio: corta e piena di merda

Posso sapere la tua età? Potrei dirti 35 quattro anni fa, ma noi artisti siamo un pó come le donne: viviamo giorno dopo giorno nello spazio e nel tempo… Così Filippo, con un cappellino beige, gli occhiali da vista e un paio di occhi azzurri più grandi di me, comincia a raccontarmi della sua arte, del suo pensiero e, infine, strano a dirsi, dei suoi piedi. Ma facciamo un passo indietro e procediamo con ordine: Roby, ci sarebbe questa mostra a Le Biciclette che dovremmo proprio andare a vedere. Si chiama Galli, cuochi ed economisti e sarebbe interessante capire di che si tratta.

E capiamolo allora. Intervista a Filippo Bragatt, artista.

di Roberta Arena

Arrivo al locale con tanto di coinquilina, ordino un cocktail e comincio a guardarmi intorno. Proprio sopra di me una tela verticale con un pollo bianco gigante, una targhetta verde con scritto Vote e uno sfondo giallo accesso che subito mi fa pensare: lo voglio.

Butto un’occhiata intorno a me, lascio per un momento la coinquilina che, per questione di comodità, chiameremo A e comincio a passeggiare per il locale: bello, caloroso, accogliente, pieno di luci, di ragazzi e di colori.

Conto con il dito le tele appese ai muri e mentalmente comincio a catalogarle: 2 galli, 2 cuochi e….2 copertine di Playboy? Suppongo siano gli economisti ma, prima ancora di poter pensare di chiedere informazioni o spiegazioni a qualcuno, noto un piccolo particolare nell’angolino in basso a destra di una delle cover di Playboy: la firma dell’artista. La guardo, sorrido e penso che forse i discorsi a inizio serata con A e il fatto che si sia messa “le tette nella borsa” (forse un giorno vi racconterà lei il perché… o il come) mi abbiano fatto percepire la forma delle lettere in modo un pò distorto.

Guardo subito un’altra tela.

E no, quelle due T sono proprio un pene.

Quindi, ricapitolando, sono in uno storico bar milanese pieno di bici a vedere una mostra che si chiama Galli, cuochi ed economisti, di un certo Filippo Bragatt (con due T, mi raccomando) che però, tra tutte le altre cose, si firma con un pene alla fine del cognome.

Corro da A per farle notare la mia maliziosa scoperta, ma lei mi ferma prima ancora che io possa cominciare a parlare per raccontarmi che il cameriere ha provato a leggerle il fondo del cocktail.

“Potrei leggerci il tuo futuro, come si fa coi fondi del caffè “. Di bene in meglio, insomma.

Comincio a farmi delle domande, le appunto sul quaderno e capisco che non ho capito assolutamente nulla della mostra. Chiedo alla signorina S alla cassa il numero dell’artista, mi armo di un bel io so di non sapere e lo chiamo.

Avevo la segreteria perché ero in Croazia per una mostra. Ci vediamo martedì che torno a Milano, va bene?”

Va bene.

Quindi, Filippo, mi hai detto che sei stato in Croazia per una mostra, cosa ti ha portato fin lì?

Ho conosciuto il proprietario della catena Aveda Perman qui a Milano. Mi ha parlato dei suoi saloni di bellezza, dello spazio disponibile e del design troppo impostato. Mi ha proposto un’esposizione temporanea nel suo salone ed io ho accettato. Mi piace andare anche dove mi porta il vento.

E la sua famiglia cosa ne pensa di questi suoi spostamenti e del percorso che sta facendo? Magari avrebbero voluto che facesse il medico.

Il medico no, ma l’avvocato forse si. Loro non sanno quello che faccio. Ho frequentato tutte le scuole possibili ed immaginabili durante l’adolescenza, mi manca solamente una scuola di taglio e cucito per chiudere il cerchio (la farei solamente per ricucire le tele di Fontana!). Ma, in fin dei conti, ho frequentato la facoltà di Legge.

Facoltà di Legge. Avvocato. Ma dipinge per mestiere o per hobby? 

Chi dipinge per hobby finisce a fare i quadri ai parenti per Natale. Che poi, per carità, se la vicina di casa mi chiede di farle un ritratto io glielo faccio, con tutto il piacere!

Però si, lo faccio per mestiere…e per passione!

Mi parli dei suoi quadri. Perché così grandi e perché questo nome? Galli, cuochi ed economisti: qual è la connessione?

Mi piace pensare che i miei quadri siano immediati e diretti, apparentemente semplici, ma che nascondano al loro interno una sorta di labirinto che, come ne Il nome della rosa di Umberto Eco, attraverso svariati giri, consentano a chi li osserva di arrivare in profondità. Le tele che hai visto al locale sono le più piccole che ho fatto utilizzando quel tipo di supporto. Mi piace lavorare su superfici ampie perché mi permettono di far esprimere al meglio gli elementi concettuali e, al contempo, contraddittori del mio pensiero. Ora provo a spiegarmi meglio: nell’arte visuale non esiste elemento più potente di quello decontestualizzato. Cosa ci fanno Mario Draghi e Christine Lagarde sulla copertina di Playboy? Cosa vorranno significare le frasi di testa scritte sulla stessa copertina? E quelle mani? Sono in un gesto di imposizione? Tu che sei siciliana conoscerai sicuramente il Cristo Pancreatore conservato nella cattedrale di Monreale. Se osservi la sua mano e il suo sguardo pietoso ti accorgerai della linea sottile che separa ciò che è da ciò che rappresenta. È a lui e al grande Cimabue che mi sono ispirato. Per quanto riguarda i cuochi, io la vedo così: come il sergente Hartman nel film Full Metal Jacket, attraverso questo urlo continuo alla Munch, impone il suo ruolo ma, al tempo stesso, lo distrugge, così i cuochi della nostra televisione, mentre si cucinano gli italiani, si cucinano da soli. Che poi io ho scelto Cracco e Cannavacciuolo perché mi piacciono molto. I galli, invece, grandi oltre misura, rappresentano quello che per me è il nuovo bestiario e, attraverso la targhetta alla zampa con scritto vote, diventano figure dalla forte carica politica. Personalmente non vedo la differenza tra un pollo nel pollaio e un politico in un programma televisivo.

Ma stai scrivendo tutto?

Ci sto provando.

Posso tentare di formulare un concetto chiave: ciò che voglio mostrare è una sorta di Neodecadentismo…però col neo!

Ho un’ultima domanda che mi assilla ormai da giorni: perché ti firmi con un pene alla fine del tuo cognome?

Ah, hai notato solo quello? In realtà anche altri elementi della mia firma contengono dei riferimenti erotici: vedi? La B è un seno, la G una sorta di punto G, le due T un pene. In fondo sono queste le cose che danno origine al tutto, no?

Ride. Rido. Mi faccio disegnare la firma con tutti gli elementi da lui appena elencati sul mio quadernino e sto per chiudere l’intervista. Mi blocca.

Se permetti, vorrei rispondere anche all’ultima domanda che hai cancellato all’inizio della nostra chiacchierata e che non mi hai ancora fatto: oggi no perché piove!

Domanda n°13: ti puzzano i piedi?

Un consiglio: fate l’amore, non i fuori sede con dei coinquilini simpatici.

“Galli, cuochi ed economisti”, una mostra di Filippo Bragatt visibile presso Le Biciclette, via Giovanni Battista Torti, 2, Milano. Fino al mese di Settembre.

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