Paquita Gordon dietro 5 domande

Paquita Gordon

Abbiamo fatto due chiacchiere con Paquita Gordon, dj milanese e mente ideatrice di Whiskey&Dischi, la listening session curata da Festival Terraforma in collaborazione con Jameson Irish Whiskey. Il progetto è nato fra chiacchiere, storie, amici e una passione sfrenata per i vinili. Whiskey&Dischi è una serata di inizio estate, è sorseggiare un buon drink, molleggiare un po’, canticchiare, raccontarsi storie, aneddoti, riscoprire amicizie di vecchia data e fare nuovi incontri.

ph. Michela Di Savino

Perché hai scelto Milano come base nella tua vita? Cosa significa per te questa città? La ami la odi?
Milano è la città in cui sono nata nel 1986, ho vissuto vent’anni e dove è basata la mia famiglia e molti dei miei affetti. Nè la amo, nè la odio, ma ogni tanto mi ritrovo a viverci.

 

Da dove nasce il nome Paquita Gordon?

Paquita in lingua spagnola è il soprannome che viene comunemente utilizzato per le donne che portano il nome di Francisca. Il mio nome è ovviamente Francesca ed un amico catalano con cui lavoravo sui set cinematografici circa dieci anni fa, un giorno iniziò a chiamarmi Paquita. E così questo nomignolo mi rimase incollato come l’ombra di Peter Pan.

Gordon deriva invece da altri amici con cui convivevo a Londra e mi associavano al popolare chef Gordon Ramsey per la mia antipatia in cucina!

Un giorno decisi di stare al gioco e così magicamente apparve una certa Paquita Gordon ai giradischi. Poi senza volerlo è diventata una cosa seria.

Raccontaci i tuoi progetti futuri.
Sto per presentare l’edizione 2017 de “il Vulcano” che è un associazione culturale che ho fondato qualche anno fa in Sicilia e attraverso la quale ogni estate produco progetti artistico-musicali legati ai territori vulcanici. Dopo due anni in giro a lavorare per altre isole come Salina e Stromboli, torniamo ad essere operativi sull’isola di Pantelleria in una speciale collaborazione con ‘La Collina di Loredana’, un parco sculture e residenza artistica aperto al pubblico solo un anno fa.

Come sei arrivata al Terraforma? Si è appena conclusa l’edizione di quest’anno, com’è andata? C’è qualcosa che vorresti raccontarci assolutamente? Un episodio divertente o emozionante…

Faccio parte della line up di Terraforma sin dalla prima edizione; con Ruggero Pietromarchi, ideatore ed organizzatore del festival, attraverso gli anni abbiamo condiviso molto tra vita, amicizia, evoluzione professionale e musicale ed è quindi stato un passo spontaneo quello di collaborare. Quest’anno è andata molto bene, forse uno dei miei preferiti in assoluto grazie ad un’alchimia particolare tra partecipazione del pubblico e contenuti artistici.

Uno dei momenti rimasti particolarmente vivi nella mia memoria è la conclusione della performance di Suzanne Ciani: una scarica elettrica inaspettata attraversa il suo sintetizzatore Buchla, scintille, fumo, e un grandissimo applauso. 

Quali sono gli artisti che hanno segnato il tuo percorso musicale?

Ci sono quattro persone in particolare che hanno segnato l’inizio del mio percorso con i vinili. Si tratta di alcuni produttori di musica elettronica italiani basati tra Berlino e Londra che portano avanti il loro lavoro contando su alcuni semplici principi che rispettino la natura del suono analogico, sia nella fase di produzione in studio sia nella fase di stampa del vinile.

Posso dire di aver fatto parte della loro “scuola” e una volta agganciata a questa visione ho intrapreso un percorso personale portando avanti la missione di diffondere suoni non contaminati dalla tecnologia digitale.

Non si tratta solo di una scelta stilistica, ma della responsabilità di diffondere delle vibrazioni e delle informazioni coerenti alla visione di musica e di vita che sento di voler sostenere e perseguire. Inoltre, ogni esperienza ed ogni incontro, con altri artisti o non artisti, giorno dopo giorno, viaggio dopo viaggio, segnano inesorabilmente il mio percorso musicale portando influenze, scambi culturali, nuove scoperte, nuove visioni e nuovi saperi.

Paquita Gordon Photo by Gabriele Giussani
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