Timberland porta il programma MY PLAYGREEN a Milano

L’edizione milanese di Timberland MyPlaygreen ha assegnato €80.000, suddivisi in donazioni di circa €5.000 per ogni progetto vincitore.

Mi avevano accennato quello che sarebbe potuto succedere durante il progetto Urban Greening di Timberland ma non avrei mai immaginato di ritrovarmi in T-shirt Timberland a tema, mascherina, guanti e accessori variabili dalla pala al pennello.

Non è stato il solito eventino, da saluti, “ciao come stai”, “rimaniamo in contatto eh”.

Ecco com’è andata.

Inizio dalla fine. Se dovessi riassumere con una parola l’esperienza, direi “soddisfacente”!
Lavorare, lavorare, lavorare.
Non è stata una roba da miniera, costruire piramidi o attraversare il deserto con una borraccia di vino, il lavoro è stato duro ma ne è valsa la pena.Ci ritroviamo nella scuola elementare Renzo Pezzani, una delle destinazioni vincitrici del progetto insieme al Museo Botanico e un sito in disuso di via Giambellino, siti dove, tramite il progetto  Timberland si è impegnata a rendere più vivibili.

Noi, giornalisti, eravamo in netta minoranza rispetto alla quantità di dipendenti Timberland che erano lì per fare volontariato. 120 dipendenti si distribuivano i tre progetti di Urban Groening a Milano, ma quella giornata è stata solo una del programma My Playgreen che terminerà a Novembre.

L’edizione milanese di Timberland MyPlaygreen ha assegnato €80.000, suddivisi in donazioni di circa €5.000 per ogni progetto vincitore.

L’edizione milanese di Timberland MyPlaygreen ha assegnato €80.000, suddivisi in donazioni di circa €5.000 per ogni progetto vincitore.

 

Il capo di Timberland Europa ci fa un discorso entusiasmante e dopo aver augurato “have a good job” a tutti incominciamo a fare sul serio.
La scelta delle attività era fra: la verniciatura dei cancelli,  la piantumazione dell’area verde, la pulizia dei gradini e la pulizia dell’orto didattico.
Io ero già presa benissimo all’idea di spennellare alla Pollock i cancelli della scuola, immaginavo i bambini che nei giorni a seguire avrebbero imitato la mia arte, ma i miei quindici minuti di gloria sono durati fino a quando mi sono accorta che non si trattava di dare proprio due spennellate qua e là.
La prima fase consisteva nello scartavetrare tutti i cancelli, poi si passava alla pulitura con l’acqua raggia, dopo aver posizionato i cartoni per terra e attorno ai cancelli per evitare sgocciolature in giro, si passava finalmente ai colori e pennelli.

Lo ammetto, non avevo mai scartavetrato prima, è faticoso ma dà grandi soddisfazioni!

L’edizione milanese di Timberland MyPlaygreen ha assegnato €80.000, suddivisi in donazioni di circa €5.000 per ogni progetto vincitore.

Mi sembrava impossibile che quei cancelli sarebbero potuti tornare nuovi. Strofinavo ruggine come se non ci fosse un domani e il braccio pesava sempre di più. Il caldo di fine primavera diventava sempre più opprimente, perdendo quella piacevole sensazione di entusiasmo da inizio estate, uccellini e prati fioriti, per trasformarsi in un caldo torrido.
Dopo aver finito di scartavetrare il lato di cancello assegnato a me, passavo ad aiutare i ragazzi che si occupavano di far resuscitare i gradoni del giardino. Sì, perché sotto cm e cm di terra c’erano dei gradini, ma con le condizioni atmosferiche, il passare del tempo e la poca manutenzione erano stati sotterrati dal terreno.
E vai di scopa e badilate.
Eravamo in una nuvola di polvere di terreno ma i gradini piano piano venivano a galla. Durante il lavoro, le voci dei bambini che venivano dalle finestre delle classi non avevano mai smesso di fare da sottofondo.
Erano piacevoli, alcuni cantavano canzoni, altri rispondevano in coro alle domande delle maestre, altri ancora ci spiavano dai finestroni in alto, sorridendoci o bisbigliando cose dispettose fra di loro.
L’edizione milanese di Timberland MyPlaygreen ha assegnato €80.000, suddivisi in donazioni di circa €5.000 per ogni progetto vincitore.
In qualche modo la loro presenza dietro quelle finestre ci ricordava con piacere per quale motivo noi eravamo lì. Eravamo lì per loro. Questa è stata una bella parentesi di una settimana da ufficio, ma forse è meglio dire un paragrafo all’interno della routine. È stata la vita.
“pensa meno ai tuoi problemi
e più al tuo lavoro.
I tuoi problemi, senza alimentarli, moriranno.”Dice una poesia di cui non mi ricordo l’autore.

Così che nel lavoro, nella fatica, nell’altruismo si racchiude la terapia, la meditazione, l’esercizio, il risultato, fino a quando non diventi un rifugio in cui scappare, il lavoro potrebbe risultare la chiave salvezza.
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