BePositive e dj Tommy Vee / essere avanti al punto giusto

BePositive e Tommy Vee

Unire moda e musica. Per molti brand questo è un motto, una speranza. Per loro è una realtà. Loro sono Fabrizio Ferraro, proprietario di BePositive, e il dj Tommy Vee. Hanno cominciato facendo ballare folle di gente al Pitti Uomo (e lo hanno fatto di nuovo in questa 93°edizione), e hanno continuato realizzando insieme delle sneaker (BePositive per Veeshoes). Noi li abbiamo fatti sedere sullo stesso divano tartassandoli di domande: «condividiamo una filosofia, un approccio alla vita adolescenziale in termini di entusiasmo che, abbinata alla nostra professionalità, diventa travolgente»

Che il proprietario del brand di calzature BePositive, Fabrizio Ferraro, abbia stretto un’importante collaborazione con il dj Tommy Vee, non è più una novità. Hanno prima fatto saltare folle di gente ai party di Pitti Uomo a Firenze (stessa cosa è successa in questa edizione il 10 gennaio, al Complesso di Santo Stefano al Ponte Vecchio, sempre con Urban come media partner) e ora hanno realizzato insieme una nuova capsule collection di sneaker BePositive. Oltre ai successi professionali, abbiamo deciso di raccontarvi il dietro le quinte di questa collaborazione e li abbiamo intervistati, entrambi, la stessa sera, mettendoli uno di fronte all’altro nella stessa poltrona. Quella de labrutepoque, studio fotografico a Milano.

Chi è Tomaso Vianello?

T: Tommaso è un uomo che cerca di esprimere un’interiorità che forse è più complessa di quello che si possa vedere o intuire. Sono molto analitico e mi trovo spesso faccia a faccia con il mio io per ascoltare le rotture del mio essere, che mi hanno portato a prendere spesso strade scomode. Diciamo che oggi sono un uomo che oltre a guardarsi dentro, si sa anche ascoltare.

Chi è Fabrizio Ferraro?

F: Una persona fortunata, cresciuta in una famiglia di sani principi e che ha potuto fare del suo lavoro ciò che più gli piaceva, proseguendo un percorso preciso e seguendo il sogno di diventare il proprietario del brand BePositive.

In cosa ti rappresenta BePositive Fabrizio?

T: Rispondo io. Rappresenta l’approccio adolescenziale alla vita che ha Fabrizio, inteso in termini di entusiasmo che, abbinato alla sua professionalità, diventa travolgente e che viene espresso da una semplicità altrettanto adolescenziale e fondamentale.

Quali aspettative avevate l’uno dell’altro considerata la forte immagine per entrambi?

T: La mia assistente mi dà solitamente dei feedback sulle persone. Mi aveva detto che era una persona molto carina. Di solito cerco di predispormi in base a chi ho davanti.

F: Nessuna, ma l’entusiasmo che ha avuto quando ha visto e provato le scarpe mi ha acceso una lampadina. Ho pensato che potessimo subito fare qualcosa di più insieme e che potessimo fondere moda e musica.

Strategie e comunicazione?

F: Internet ha cambiato il modo di fare comunicazione. Oggi con i social abbiamo una “informazione” globale dal momento in cui premiamo il tasto Condividi, ma il nostro obiettivo finale rimane sempre quello di parlare direttamente al consumatore e di customizzare all’estremo, per plasmare ogni modello sulla personalità di chi ci sceglie. Stiamo facendo dei piani molto strutturati su come portare avanti questo progetto tutto made in Veneto. Sicuramente la visibilità che Tommy ha a livello internazionale è importante, ma lo è di più la sua credibilità.

T: Non ho mai ‘smarchettato’, nemmeno quando era facile farlo, economicamente parlando. Ho sempre preferito scegliere brand che erano nella mia comfort zone, che mi appartenevano.

 

È la stessa motivazione che ti ha fatto dire sì a questo progetto?

T: C’era una competenza tecnica, un progetto che non era commerciale ma era una filosofia, un mood, una storia e un mondo che conosco bene, che ha delle matrici venete che mi appartengono, che nascono in un territorio che mi rispecchia molto. In più mi è piaciuta la collezione e ho pensato che anche io avrei potuto dire qualcosa grazie a BePositive.

Quando hai visto le BePositive per la prima volta?

T: Le ho toccate. Mi sono piaciute perché erano semplici ma avevano brio, mi piace l’incontro del nuovo con il vintage, l’essere avanti ma mai troppo avanti. Il buon gusto sta nell’equilibrio delle cose, che è difficilissimo avere. È complicato essere avanti al punto giusto. La grossa responsabilità di chi lavora con l’arte credo sia che l’artista deve sempre essere 10 passi avanti al pubblico ma dimostrarne 5, perché senno si perde l’aspetto comunicativo, che poi è lo stesso per il quale ci vestiamo o suoniamo. È una sensazione, un istinto, forse anche una predisposizione e il suo rischio è di non essere capiti.

Come si comunica la qualità oggi di BePositive?

F: Oggi la qualità di BePositive si comunica attraverso un prodotto artigianale non industrializzabile e un customer care molto accurato.

 

L’utenza distingue il prodotto artigianale e quello industriale? Quanti vi scrivono perché conoscono il lavoro e il prodotto e quanti perché sono attirati dalla facciata?

F: Vince il percepito. Il consumatore viene attirato chiaramente dal prodotto e fa un acquisto emozionale. È importantissima la qualità della distribuzione. BePositive è presente nei migliori negozi nel mondo (Guji di KyotoLa Rinascente, MilanoAntonioliLazzari TrevisoFlow Run FirenzeHot Stuff JesoloLeclaireur Parigi, solo per citarne alcuni) ‘non perché fa figo’, ma perché c’è uno standard qualitativo dell’offerta e una competenza nella vendita, che onora quello che è il prodotto e l’azienda.

Da una collaborazione è arrivata l’amicizia… Che tipo di confidenza avete?

T: Lui è tra i mei confidenti più importanti. Con lui ho deciso di abbassare la guardia.

F: È entrato nella famiglia.

Da bambini chi eravate?

T: Da bambino ero un ciccione occhialuto, escluso da qualsiasi attività ludica e sportiva, mio padre era un commerciante e e sono sempre stato attratto dalla moda. Mi seduceva l’esposizione delle vetrine e ne cercavo la logica.

F: Ero anche io un bambino abbondante. La musica è stata sempre stata la mia passione principale e per un periodo ho suonato nelle discoteche. Quando mio padre mi chiese di scegliere tra la moto e il mixer io scelsi il mixer. Il mio legame con la musica è sempre forte e non mancano occasioni, durante i momenti di festa con gli amici, per fare il DJ. Ancora oggi suono e quando facciamo le serate con Tommy inizio io (Thanks Tommy!!!).

Una città nella quale vi identificate?

F: New York.

T: New York, anch’io.

Una che ricordate con affetto?

F: Londra.

T: Ahahaha, anch’io Londra. Vedi che siamo in sintonia?

Cosa pensi di dire con BePositive, Tommy?

T: Con la musica sono in un momento di passaggio e sto cercando disperatamente quella cosa che metta insieme la mia maturità artistica e il mio profilo. Questo lo riporto nelle scarpe BePositive. Il mio messaggio è quello di un Tommy Vee maturo che deve trovare una dimensione che rappresenti tutto il mio background musicale e professionale. Mi rifaccio a Kant e al concetto di sintesi tra tesi e antitesi. I più bei pezzi della musica sono sintetici, con pochi elementi che ne racchiudono tanti altri. Quello che a me manca è raggiungere questa sintesi partendo da tutto quello che io ho passato artisticamente fino ad oggi, mettendo tutte queste mie contaminazioni di generi musicali in un unico sound.

Una parola per descrivere Tommy?

T: Next, che rappresenta la mia proiezione oggi.

E una per descrivere Fabrizio?

F: Ne ho due: ottimista e istintivo. Lavorativamente e personalmente mi baso sempre sull’istinto e quando l’istinto mi tradisce l’ottimismo e l’attitudine positiva compensano.

 

Foto di Giorgio Serinelli

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