Incontro ravvicinato con due alieni: Amy Adams e Jeremy Renner

Amy Adams nei panni di Louise Banks in ARRIVAL di Denis Villeneuve

Quando stai per incontrare dei canditati ai premi oscar non vedi l’ora di sapere come siano, ti chiedi in continuazione che tipo di persone conoscerai. Travolgenti, timide, fredde. 

Amy Adams e Jeremy Renner sono un perfetto equilibrio tra le parti. 

arrival con amy adams e jeremy renner

Incontriamo la Adams, più fredda e timida e Jeremy Renner più divertente e generoso, al Festival di Venezia per parlare di Arrival il film di Denise Villeneuve che con fantascienza, incontri con alieni a forma di polipo e riflessioni sulla vita e la morte ti obbliga a pensare alla realtà e a quanto la comunicazione, la parola e il linguaggio siano spesso la chiave per risolvere anche grandi conflitti.

Arrival è un thriller di fantascienza provocatorio del celebre regista Denis Villeneuve (SICARIO, PRISONERS). Quando un misterioso oggetto proveniente dallo spazio atterra  sul nostro pianeta, per le susseguenti investigazioni viene formata una squadra di élite, capitanata dall’esperta linguista Louise Banks (Amy Adams). Mentre l’umanità vacilla sull’orlo di una Guerra globale, Banks e il suo gruppo affronta una corsa contro il tempo in cerca di risposte – e per trovarle, farà una scelta che metterà a repentaglio la sua vita e, forse, anche quella del resto della razza umana.

Al cinema dal 19 gennaio 2017.

ARRIVAL

Il film mostra come gli uomini e le donne abbiano diverse capacità di sostenere e affrontare il dolore e la perdita. Siete d’accordo?

Jeremy Renner: Assolutamente si. Sono cresciuto con tutte donne ed è vero, c’è un modo proprio diverso di affrontare il dolore, emotivo, fisico e psicologico. Le donne hanno una maggiore capacità di cogliere ed afferrare quella che è l’intelligenza emotiva. Se prendi un bambino e una bambina di 4 anni la vedi già la differenza.

Amy Adams: Vedessi come mia figlia di 6 anni gestisce un raffreddore rispetto al padre!

Arrival è fondamentalmente un film sulla comunicazione e sulla mancanza di essa, volete esprimere un pensiero su questo?

Amy Adams: Credo che il film ci comunichi e ci dica qualcosa sulla nostra frustrazione, che sembra derivi dal fatto che dal passato non abbiamo appreso nulla.
Jeremy Renner: La mia prospettiva è diversa, quello che ci divide in un certo senso è anche quello che poi ci unisce, che ci rimette insieme. Ed è fondamentale perché tutto quello che abbiamo in comune sono le emozioni, a volte può essere per esempio la paura, che ci spinge a fare scelte che ci dividono. Poi sono le emozioni che ci rimettono insieme. Alla fine di questo film ero anche abbastanza scosso da quella che era la storia. Però adesso riguardandolo, l’elemento fondamentale è appunto quello della comunicazione.

Pensate che il linguaggio sia la giusta “arma” per risolvere le guerre? Ogni tipo di guerra?

Jeremy Renner: Beh, sicuramente può essere uno degli strumenti, usare il termine “arma” dà però l’idea di qualcosa di aggressivo. Anche se so che nel film è stato usato quel termine. Forse è meglio dire “mezzo”.

Il personaggio di Amy Adams – Louise – nel film fa la scelta di percorrere la sua vita nonostante sapesse già il futuro. Lei avrebbe fatto lo stesso?
Amy Adams: La risposta è difficile da dare. Per Louise la scelta era necessaria. Io non lo so cosa farei, so che non credo di essere tanto forte quanto lo è lei.

Qual è il vostro rapporto con la memoria?

Jeremy Renner: La memoria credo che forgi i nostri comportamenti. Noi abbiamo continuamente relazioni con la memoria, con i ricordi. Esiste una cosa scientifica che si chiama neuromappatura che spiega che a volte una canzone, un profumo, un colore può suscitare immediati ricordi, positivi o negativi del passato. E i ricordi ti aiutano anche a imparare da quello che è stato il tuo vissuto, le tue esperienze e magari ti portano a fare scelte diverse. E a cambiare.
Amy Adams: Ho pensato a lungo riguardo alla memoria, sicuramente grazie al film. Molto spesso sfido me stessa a cercare di ricordare i dettagli di certe situazioni e di certi momenti e credo sia un dono sorprendente.

Che regista è Denis Villeneuve?

Jeremy Renner: Denis è un regista molto concentrato e ha molto chiaro in mente l’inquadratura, la cornice. Per lui la prima cosa che conta è il contenuto emotivo, è quello che cerca di catturare. Lo definirei come un incrocio tra Kubrick – per la pazienza – e Spielberg, perché è facile avvicinarsi a lui emotivamente.

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