Intervista a Silvana Annicchiarico, direttrice del Triennale Design Museum

Silvana Annicchiarico, architetto, è membro del comitato scientifico della Triennale di Milano dal 2002 e direttrice del Triennale Design Museum dal 2007. Ha insegnato nel corso di disegno industriale del Politecnico ed è stata vicedirettore del mensile di design “Modo”. Per lei il museo, più che un susseguirsi didascalico di sale espositive, è un flusso ininterrotto di voci ed emozioni.    

Definisce il Design Museum un “museo mutante”. Cioè?

Esporre una moka Bialetti non è come esporre la Nike di Samotracia. Un oggetto di design è riproducibile tecnicamente, non ha l’aura sacrale delle opere d’arte. Difficilmente tornerai a vederla per godere della sua unicità o della carica spirituale che ti trasmette. Allora il museo deve trasformarsi, per offrire al visitatore ogni volta qualche cosa di nuovo. Tanto più che la storia del design italiano non è chiusa ma liquida, non è un monolite ma un mosaico, non ha dogmi ma può essere raccontata in tanti modi.

Ma un museo espone o racconta?

Racconta. Il museo che ho in mente io è come un romanzo polifonico, un coro di voci che a volte si contraddicono. È una storia senza incipit. Quand’è cominciato il design italiano? Con i futuristi? Nel dopoguerra? Dipende.

Il titolo della nona edizione del Design Museum, nel contesto della XXI Triennale dedicata al “Design After Design” , è “W. Women in Italian Design”. Come sono collegati i due temi?

Con “after” non intendiamo solo “dopo”, ma anche “nonostante”. È vero che come civiltà stiamo compiendo un percorso che attraversa confini sempre più sfumati, è vero che siamo dopo il design, siamo dopo un sacco di altre cose, siamo dopo il genere sessuale. Però, prima di liberarci nell’indefinitezza del genderless, prima di confondere tutto nei 56 generi proposti da Facebook, ecco, prima bisogna fare chiarezza nella Storia. Insomma, evitare di compiere una rimozione della creatività femminile. In questa edizione 650 progetti di 400 designer tracciano, grazie all’allestimento di Margherita Palli, teorie, figure e attitudini progettuali delle donne. La metafora più calzante è quella di un fiume di vita, un fiume rosa in piena, il cui ingresso è un grande utero. Non a caso uno dei motivi ispiratori è L’origine del mondo di Courbet.

Quali sono le caratteristiche peculiari del design al femminile?

La creatività spontanea, la capacità di ascolto, la libertà dall’ansia da prestazione, l’affrancamento dalla logica del testosterone, un caos elegante, un’attitudine alla cura.

silvana annicchiarico - ph. maria pina poledda
silvana annicchiarico – ph. maria pina poledda
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