Jesse The Faccio, l’eroe lo-fi che non perde la speranza

Jesse the faccio

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Jesse The Faccio, tra i protagonisti della nuova scena veneta che ha di recente pubblicato il suo nuovo album dal titolo Verde, una versione fatta, distrutta, a tratti arrabbiata e del tutto personale del concetto di “speranza”.

Lui, occhiali spessi e cordine per non perderli, è stato tra i protagonisti del MIami dell’anno scorso, dove s’è buttato sulla folla senza maglietta e, allo stesso tempo, è anche il timido cantautore che se ne va in giro senza sfigurare anche in tour acustici più intimi.  Ecco cosa ci ha raccontato!

L’album si apre con Dormire poco, cantare male. Quasi una dichiarazione di stile, un riassunto di tutto il mondo di Jesse The Faccio. Sbagliamo? Dov’è la speranza in Verde?

No assolutamente è corretto! Si, è stata scelta apposta come traccia di apertura, che suoniamo già da diverso tempo in apertura ai concerti. Diciamo che mi descrive nei primi versi. La speranza in VERDE è dappertutto in ogni pezzo, in diverse sfaccettature.

Leggiamo che “Dita Gialle” è il resoconto di una conversazione origliata durante un aperitivo. Ci racconti com’è andata?

Semplicemente ero a fare aperitivo con i miei amici, c’erano questi due ragazzi seduti ad un tavolino vicino. Mi capita di ascoltare anche involontariamente i discorsi altrui. La conversazione nelle ore sembrava aver cambiato tono, si fosse annoiata si fosse persa la speranza. Ho pensato a questo mi sono immaginato nei loro pensieri ed ho scritto il pezzo.

Che cos’è cambiato dallo scorso disco?

Intanto il concept, è un lavoro più curato, per me era nitido nella mia mente da un bel po’. Poi la divisione in due parti, la prima più vicina all’appeal del primo lavoro, la seconda più sperimentale. Nell’attitudine, ancora più punk. Nella produzione, oltre alle registrazioni a casa abbiamo fatto delle sessioni in studio. Diciamo che è un evoluzione del primo disco, mantenendo la sostanza, dando un senso più compiuto.

Ci sbagliamo, o siete parecchio più carichi questa volta?

Carichi siam sempre carichi dai. Appena finito il primo album avevo già nella testa di fare un disco punk e già diverso materiale. Poi con il passare dei mesi si è formato in una maniera diversa, non solo punk (come genere) ma giocando di più tra il concetto dietro i testi e la produzione più sperimentale, ci siamo divertiti. Per la carica si, ci sono un sacco di chitarre.

È vero che non ci sono più le band rock perchè non siamo una generazione arrabbiata?

Non penso, tutte le generazioni hanno la loro parte arrabbiata, semplicemente questa nuova lo esprime in una maniera diversa. Con generi diversi quale l’hip hop o la trap ad esempio. C’è tanta disillusione mi sembra di vedere in generale. Poi sarà ciclico come sempre, di band “rock” ce ne sono poche, ma ce ne sono, poi ormai davvero la classificazione i genere è molto difficile. Siamo fortunatamente tutti molto contaminati da diversi stili.

Purtroppo, questo periodo ci impedisce di vederti in tour nelle prossime settimane. Avevate già organizzato qualcosa? Cosa ci sta insegnando di buono questa quarantena? Come sta andando? Hai voglia di raccontarci la tua giornata tipo? Cosa ti manca di più?

Si purtroppo c’era una prima parte di tour di promozione primaverile che è chiaramente stata annullata e anche per l’estate non si sa bene ancora come muoversi. Chiaramente è un momento difficile ed è molto probabile slitterà tutto avanti ancora per un bel po’. Non so cosa ci stia insegnato di buono, a stare con noi stessi? Per quanto riguarda me io la sto passando da solo, gli alti e bassi son frequenti, sto ancora cercando di trovare una quadra. Giornata tipo ahah, nulla di che, mi alzo computer computer computer computer computer e vado a letto, nei buchi tra netflix e skype mangio. Cosa mi manca di più? Non lo dirò.

Riassumendo, di cosa parla Verde?

Parla di “speranza” e le sue due facce. “Speranza” vista nella maniera più negativa, nella sua inutilità, a confronto con la consapevolezza di se. Ed il concetto di “speranza” come necessaria, fondamentale per andare avanti.

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