La Trap pizzicata di Izi

Lo stereotipo della nuova ondata trap italiana vede dei fantocci vestiti di colori neon e shock che fumano weed e bevono syzzurp come i colleghi d’oltreoceano. Ci sta, molti di loro cadono in questa caricatura da macchietta. Ma per fortuna IZI, al tempo Diego Germini, classe ’95, ti fa svoltare.

Ha appena pubblicato un nuovo album, Pizzicato, con Sony. Il lato musicale di IZI lo conosciamo: voce roca, sconclusionata, a volte arrabbiata e disillusa. Non ci si aspettava un ragazzo così profondo, però. Voglio dire, ne ho intervistati di rapper. Con IZI abbiamo raggiunto un piccolo momento di empatia, durante l’intervista. Forse è stata la clava di ak-47 personale che m’ero fumato prima di chiamarlo, forse è davvero avvenuto un contatto. Fatto sta che IZI rocks.

Ma perché Pizzicato? Che cazzo significa?

“Mah è molto più semplice di quello che sembra… è venuto, è una cosa di cui avevo bisogno di parlare. Pizzicato: noi da quando siamo piccoli subiamo mille influenze, schemi mentali, abitudini. Non sappiamo quanto siamo noi stessi originali o quanto siano gli altri a crearci una identità. Viviamo in un periodo in cui facciamo le cose senza avere un obiettivo, si entra in un loop automatico, non sai il senso qual è, non sai come ti senti quando fai una determinata cosa, la fai e amen. Prima non era così. Prima la sensazione, il sentimento, la sensorialità venivano prima.
Nel disco scorso non ho potuto parlarne, ché Fenice aveva proiettato addosso tutta la roba del film, quindi era disco con film insieme, in pizzicato sono stato più libero, più introspettivo, ci sono tante cose che ho voluto trattare dopo che ho iniziato a vivere questa vita.

Ecco, com’è vivere questa vita a vent’anni? Fare milioni di views, concerti. e sei un cazzo di ‘95

Oltre l’età è che io son timido e introverso, son dovuto cambiare e per me è una sfida costante, perché da un certo punto di vista non sono un grande amante della comunicazione via social, per me quello che conta è il contatto, in primis con me stesso e poi con le persone, per questo spero che il disco venga ascoltato e compreso non solo magari ballato. Penso che chi è un buon ascoltatore capirà.

In 4getu, dove le immagini sembrano filmate prima di una guerra apocalittica tra nazioni tiranniche, inviti al rispetto del proprio sé, che mi sembra quasi una roba cristiana

E’ molto cupo, sì, ma è fatto anche per spezzare le catene, è inutile che viviamo appesantiti. E l’appesantimento può essere l’esagerazione, troppa birra bionda per auto citarmi. Se vuoi prendere quota devi liberarti delle paranoie e dei sacchi di sabbia. Anche un bicchiere d’acqua se lo tieni in mano col braccio teso per vent’anni poi vai in cancrena.

A livello tecnico, parlando di 4getu non hai usato l’autotune. Perché?

E’ stata una sfida ed una dimostrazione assieme, un bisogno mio che avevo, che fosse più di impatto. Anche una dimostrazione per tutti quelli che mi dicono che faccio schifo a rappare…

Eh durante un concerto mi ricordo che hai avuto un mezzo battibecco con qualcuno che ti insultava. Cosa pensi di quei tipi che vengono ai live solo per fare i coglioni ed insultarvi?

Lì sei tu il coglione che paga 20 euro per lanciarmi qualche coro di scherno, là vuol dire che hai problemi con la vita. Quando posso ci parlo proprio a fine concerto, e loro non sanno cosa dire. E’ tutta apparenza. lo fanno per dire “ah ho messo in difficoltà IZI sono figo”, ma fai qualcosa di costruttivo!

Le tue barre a volte mi sembrano surrealiste, slegate, contorte. Hai mai letto romanzi, poesie?

Ho fatto il linguistico quindi ho avuto sempre un’impostazione di letteratura, e ricordo che sin da piccolo quando si faceva antologia andavo sotto per i classici. Ma poi alle superiori i romantici inglesi mi hanno influenzato tanto. Wordsworth, Blake, Coleridge… poi anche gli italiani come Dante, D’Annunzio, Foscolo. Calcola che io scrivevo a sonetto, più che a barre rap! Io vorrei far capire ai ragazzi che il rap di per sé è una cosa sporca, piena di contaminazioni, vorrei far capire ai ragazzi che il rap non è solo fighe erba eccetera ma che veniamo permeati da tremila influenze e che devi essere aperto a tutto.

Una tua linea che ritorna spesso è PALLE IN MANO. Che mi sembra simboleggi un momento di cambiamento nella vita.

E’ un continuo cambiamento. La scelta di prendere le palle in mano è essere anche realisti. Se vuoi cambiare le cose devi metterti in discussione, devi saper ascoltare i consigli e le critiche senza sentirti attaccato, sennò non vai da nessuna parte. Ascoltarsi è un continuo prendere le palle in mano, perché cerchi di lavorare sulle tue situazioni che non riesci a raggiungere. Prendere le palle in mano è raggiungere il livello massimo in ogni ambito umano, il tuo massimo sviluppo.

Ti aiuta la scrittura ad evolvere le tue paranoie, a migliorarle?

Sì prima di tutto c’è lo sfogo, c’è la voglia di scrivere. E’ una maniera mia per esternare cose che so ma che non riesco a inquadrare a livello cosciente. Una volte che le butto fuori riesco a lavorarci sopra. Per me è terapeutico. Come fosse psicanalisi.

Per te, la sofferenza è essenziale nel mondo artistico?

Per raggiungere qualcosa di più profondo sì. Ciò non vuol dire che allora devo avere una vita di merda per scrivere bene. Prima era una cosa di sfogo, di rabbia, ero molto incazzato con gli sbirri contro tutti. Ero io contro il mondo. Ora vorrei essere più aperto a quello che accade intorno a me, vorrei trovare degli argomenti comuni che interessino a tutti, e soprattutto basta con il vittimismo e l’autocommiserazione. Dobbiamo ammettere i nostri limiti e ripartire da zero.

Canzone con Fibra, “dopo esco”: come è stato fare il feat con uno che ha aperto la fila al rap italiano?

Rapportarsi con lui è stato bellissimo. Abbiamo dimostrato che la musica, l’arte in generale è bella perché chiunque può dire qualcosa indipendentemente dalla propria età musicale. Nel nostro brano, che è dedicato al fumare, non c’è il tipico lessico sulle canne, yo faccio su mi spacco… il ritornello è spensierato, ma dovrebbe essere quella musicalità accattivante che ti spinge ad ascoltare bene il pezzo. Uno non si può avvelenare costantemente e non essere mai lucido, perché poi non essendo lucido non coincidi con te stesso e sei un altro, e se sei un altro perché vivi quella vita? Questo succede con tutte le droghe… anche con le tipe. Riprenditi la tua vita in mano, basta che quella droga non detti il tempo della tua vita.

Ma tu credi in Dio?

Io ti divido tutto ciò che è un credo da ciò che è religione. Religione è strumentalizzazione, struttura piramidale, politica. Chiesa, etimologicamente parlando, vuol dire gruppo di persone che hanno un credo in comune. Quello è. Per me il resto viene meno. Il credo è qualcosa di spirituale. Io credo. Credo che ci sia qualcosa di più grande, credo che nulla accada per caso e l’unica scelta che abbiamo noi non è cosa fare ma come comportarci e come reagire rispetto a qualcosa. Ti succede una cosa brutta? Puoi accettarla e fare la vittima o prendere le palle in mano, assumere le responsabilità e andare avanti.

 

 

 

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