Intervista a Sara Ventura proprietaria e fondatrice di CrossFit Navigli

Alta, bionda, fisico asciutto. Ci racconta del suo progetto crossfit, della filosofia della sua palestra e delle sue passioni. Ci parla della sua carriera e di quello sport, il tennis, che ha odiato profondamente, prima di innamorarsi di nuovo, ma del crossfit. Ritiene di essere un tipo che rimane alle persone e ha ragione!

Mi racconti come hai scelto la location?

Era una ex fabbrica di bastoni per camminare. Sono 500mq. Era vuota inizialmente, abbiamo fatto tutto noi. L’ho trovata per caso, facendo delle ricerche in giro, me ne sono subito innamorata. Mi ha colpito lo spazio ampio e luminoso.

La croce nella parete immagino l’abbia fatta tu. Perché proprio la croce?

La croce è il mio simbolo nonché il logo della mia palestra. Ha mille significati, come yin e yang, maschile e femminile. Sono gli opposti che assieme si completano. Nulla di religioso. Rappresentano creazione e cambiamento, filosofia che applico molto anche sulle persone durante i miei allenamenti. L’ho tatuata anche sulle braccia perché ho una grande passione per l’arte e credo che il nostro corpo sia una delle sue forme.

Hai un passato da tennista professionista. Quanti anni fa ti sei appassionata al crossfit?

Esatto, prima del crossfit giocavo a tennis. Ho finito di giocare la carriera internazionale a 28 anni e poi ho fatto la Serie A in Italia fino a 32 anni. Dopo ho iniziato a insegnare, curando la preparazione atletica dei tennisti che si allenavano con me. In seguito l’ho lasciato definitivamente. Ho sempre avuto questa passione per il fisico e mi sono orientata sull’allenamento. Era appena arrivato in Italia il crossfit e cercavo qualcosa che mi desse la stesso stimolo, quella passione e adrenalina che mi dava il tennis. Esso è molto mentale, ma anche molto fisico, qualità che ho ritrovato nel crossfit. Ci sono molte discipline, è molto tecnico nei movimenti, mai banale. E’ stato un innamoramento immediato. Subito dopo ho deciso di insegnare e ho iniziato a fare allenamento personalizzato, che è diventata la mia specializzazione. Mi piace cambiare una persona fisicamente, facendole realizzare quelli che sono i suoi sogni fisici ed estetici. Tutto questo comprende anche un cambiamento interiore sulla fiducia che abbiamo di noi stessi. Quando ti vedi più bello ti piaci di più e questo atteggiamento instaura un concatenarsi di emozioni positive nella propria vita.

E CrossFit Navigli dopo quanto l’hai aperto?

Dopo un anno. Prima avevo uno studio più piccolo sempre sui Navigli, ma ci stavamo stretti.

Mi dicevi che tennis e crossfit, sono due attività sportive tanto mentali quanto fisiche. Che cosa hanno in comune?

Diciamo che all’interno della mia palestra ho voluto in qualche modo portare un po’ del mio passato e degli aspetti del tennis che secondo me sono importanti, soprattutto in questa disciplina, come l’individualità. Il tennis lo è quanto il crossfit, perché il mio allenamento ho deciso che doveva essere personalizzato e specifico. Seguo le persone singolarmente. Mi piace lavorare sulla loro l’individualità. Mi piace capire chi ho davanti. Studio le personalità e caratteristiche fisiche e mentali dei miei clienti per decidere qual’è l’allenamento migliore per loro. C’è uno studio e una ricerca continua. Anche questo deriva dal mio passato perché il tennis è uno sport in cui si abbinano concentrazione, tattica e tecnica. Quando colpisci la palla sembra un gesto naturale invece dietro c’è tanto lavoro, devi sapere dove vuoi tirare, perché tiri in quella direzione, nulla è a caso, si fanno anche delle finte per depistare l’avversario. Ti abitui a fare una serie di ragionamenti e pensieri prima di colpire la palla, il crossfit è molto più tecnico e più istintivo. Usi la tattica durante le gare, quando ti trovi a dover farti bastare le tue energie. Diciamo che il tennis è più nobile del crossfit, però sono tanto simili.

In cosa ti è servito aver avuto un passato da sportiva?

Il mio percorso da atleta mi è servito per capire quali fossero gli esercizi giusti e sbagliati. Quando provi tanti allenamenti su di te poi possiedi una conoscenza maggiore e puoi regolarti con gli altri. Gli allenamenti che faccio fare sono prima tutti provati da me e questo mi da una conoscenza e consapevolezza migliore per i miei clienti. E’ grazie alla mia carriera tennistica che oggi ho così tante informazioni e posso rendere il mio lavoro migliore.

Come gestisci gli allenamenti?

Questo sport è un insieme di discipline che sono ginnastica artistica, weight lifting e allenamento metabolico, più altre attività dinamiche, tra cui la corsa e il salto con la corda. Ogni disciplina ha tantissimi esercizi che vengono svolti ma mano che ci si struttura per riuscirli a fare e affrontare. Sono sempre più difficili sia a livello tecnico che di intensità. Ci sono dei movimenti specifici che devi imparare, per questo secondo me per essere un buon allenatore devi aver avuto un passato da atleta. Ci credo fermamente in questo! Oltre a migliorati con i corsi devi aver fatto una vita a provare cosa vuol dire essere atleta. Io mi allenavo tutti i giorni per 6/7 ore. Ho fatto e hanno fatto tanti errori su di me, e questo mi da un potenziale, che riutilizzo anche su me stessa. Se avessi avuto tutte queste conoscenze a 20 anni mi sarei allenata in modo totalmente diverso.

Che cambiamenti ci sono stati nella tua fisicità?

Oggi ho un fisico più bello di quando giocavo a tennis, e non è un caso. Mi alleno per come mi piaccio, mentre quando fai uno sport agonistico l’obiettivo è la prestazione, non l’aspetto fisico. Alle volte ti alleni in modo così estremo che porti il tuo fisico ad uno sforzo tale per cui la priorità è il non farsi male, non il piacersi. Adesso cambio a seconda del momento e del periodo che sto attraversando, se sono più stressata, se faccio più fatica, o se sono più serena e ho più tempo libero, gestendo il mio allenamento per ottenere il massimo risultato estetico da me stessa, che è quello che vendo adesso, che ha la priorità. Gli uomini sono molto fortunati, più ingrossano e più diventano belli, noi donne siamo difficili da allenare. Bisogna cambiare allenamento in base agli ormoni, all’umore, al ciclo. Ci sono tante variabili.

Quando pensi al tennis a cosa pensi?

E’ stata una grande passione per me e come tutte le grandi passioni c’è un rapporto di amore e odio. Penso che sia stato il mio più grande amore, ma anche uno sport che ho odiato profondamente per anni. Si instaurano dentro te sentimenti contrastanti e altalenanti.

In che cosa l’hai odiato?

Nel tennis fai circa 30 tornei all’anno. In ogni torneo per vincere devi fare 6/7 partite. Ciò significa che ogni settimana, ammesso che tu non vinca tutti i tornei, cosa impossibile, perdi. Questo ti porta ad avere una gestione emotiva e mentale della sconfitta che è una cosa molto difficile da avere sempre, perché devi continuare costantemente a lavorare sul fallimento e non è facile. In questo l’ho odiato, anche se poi mi è servito tanto nella vita perché ho capito che il successo passa attraverso mille fallimenti e la cosa importante è l’attitudine con cui si vive un fallimento. Che in realtà non è tale, ma è solo un processo per arrivare ai tuoi obbiettivi. Questo però ti arriva con una maturità di un certo tipo. Quando quella è sia la tua vita che la tua carriera ci sono dei momenti in cui ti butti giù. Spesso ho pensato di attaccare la racchetta al chiodo, magari uscivo dal campo e la spaccavo contro il palo. Sono anche per le emozioni forti. Però poi questo ti insegna tanto. Oggi è cosi, ma domani hai una possibilità nuova e ti abitui a questo cambiamento continuo, anche a livello emotivo ti abitui a trovare un equilibrio nell’instabilità, che secondo me è una cosa fondamentale anche nella vita. Ai miei clienti quando non riescono a fare qualcosa e vedo che si scoraggiano gli dico «oggi non riesci ma magari due mesi fa non potevi nemmeno prometterti di provare questo esercizio». Questo è fondamentale per me. E’ comunque una vittoria, un successo. La cosa che mi piace tantissimo è tirar fuori la parte migliore delle persone.

A questo riguardo, qual’è stato il lavoro psicologico che hanno fatto su di te per insegnarti come dovevi lavorare?

Ho avuto allenatori che hanno lavorato su di me con la critica, obbligandomi al fare. Peccherò d’orgoglio, ma devo dire grazie solo a me stessa. Dopo anni ho imparato che la vera felicità è riuscire rientrare in te stessa. No ho mai trovato dagli allenatori o persone esterne che sono riuscite ad aiutarmi in questa cosa. Ho scelto e cambiato tanti percorsi nella mia vita che è stata difficile da giovane. Ho fatto diversi anni di analisi, sono Master Reiki, ho fatto un’accademia d’arte, dei corsi di comunicazione. Adesso canto perché è stato un periodo difficile e mi aiuta tanto a liberarmi. Quando sei teso o stressato diventi rigido e il canto aiuta tanto a tirar fuori dei lati di te. Cerco sempre e tanto di lavorare su me stessa per dare alle persone che si relazionano con me la mia parte migliore. Trovo che sia la forma di rispetto maggiore. Credo tanto nel lavorare sulle parti belle e nel creare passione nelle persone, nel far vedere le cose positive, devono finire l’ora felici e soddisfatti, indipendentemente dagli esercizi andati bene o male.

Quando hai deciso che il crossfit doveva essere il tuo lavoro e non più solo uno sport che praticavi?

Quando ho finito di giocare a tennis. Il crossfit è stato completamente diverso dal tennis. Ci sono stati gli anni in cui ho fatto le gare ma poi ho deciso che non volevo più vivermela in maniera così estrema. In questi casi devi allenarti in maniera diversa, devi usare dei pesi molto alti e soprattutto nelle donne cambiare la tua fisicità, sempre se chiaramente sei in grado di utilizzare determinate attrezzature. Io preferivo vedermi allo specchio e piacermi. Ho un fisico sportivo però mi piaccio più magra e definita che non grossa e muscolosa. E’ anche la paura di molte mie clienti quella di diventare grosse, ma per poterlo diventare devi usare dei pesi importanti, non è così facile e inizialmente non ce la fai neanche.

Il tuo cambiamento sportivo è dovuto anche a una tua crescita personale. Non penso che ora torneresti a praticare il tennis, sbaglio?

Assolutamente no. Infatti non gioco più da 7/8 anni. Da quando ho giocato l’ultima volta la serie A.

Poi non ha più giocato?

No mai più! Se faccio una cosa la faccio bene. Non amo le vie di mezzo. Non avrebbe senso.

I primi allenamenti che hai fatto di crossfit come sono stati?

Sono stati tanto duri e pesanti. C’è stato un impatto molto forte, una botta di adrenalina. E’ stato bello, mi è piaciuto da subito però poi l’ho trasformato a modo mio nella mia palestra. Lo insegno in modo diverso. Non credo nello sfinirsi, ma punto sulla qualità del lavoro e sul curare il movimento tecnico. Si ottengono più risultati in questo modo che non esasperandosi. Rischi di farti male. Da me infatti vengono molti clienti che hanno avuto problemi a causa dell’allenamento o dei pesi che hanno usato.

Passioni: oltre al canto so che dipingi e che scrivi poesie. I quadri all’ingresso credo siano i tuoi. Quando trovi il tempo per far tutto?

Diciamo che il canto è più un lavoro di comunicazione che una passione. Sei più sciolto nel parlare, produci meglio le parole. Se devo scegliere preferisco altro al karaoke. Il tempo cerco di ritagliarmelo durante le giornate. Sono flessibile a riguardo ma attraverso queste passioni mi ricarico per il mio lavoro quindi cerco di trovarlo e di scegliermelo. Ad esempio, una volta a settimana prendo lezioni di canto. Un pomeriggio a settimana, durante il weekend dipingo. La notte leggo poesie, mi piace, mi rilassano e mi sollevano l’anima.

Cosa dipingi?

Solo astratto e uso molto i colori. Con la pittura mi esprimo. E’ una forma di espressione e mi aiuta a entrare in contatto con le mie emozioni. Quando vedo dei dipinti il resto del mondo rimane fuori, mi immergo in quel quadro.

Qual’è l’impulso che ti porta a dipingere? 

È un fatto estetico, mi deve piacere quando lo guardo. Mi piacciono molto i colori forti, i quadri grandi. Magari lo ragiono prima, me lo immagino. L’ispirazione mi viene da tutto, da una poesia, da un film, da una passeggiata. Invece di parlarne mi esprimo dipingendo.

Poesie, leggi e scrivi?

Esatto, faccio entrambe le cose, anche se non mi è capitato spesso di scriverle.

Quando scrivi?

Lo faccio quando sento di dover dedicare qualcosa a qualcuno. Parlando a volte non arrivi alle persone, perché magari ci sono dei momenti di conflitto. Allora mi prendo dei momenti di silenzio e scrivo.

Di cosa scrivi?

D’amore.

A chi hai dedicato fin ora le tue poesie?

L’ultima poesia che ho scritto è stata alla mia ex compagna.

Una tua frase?

Solo l’amore permane. Nei momenti in cui sono triste mi rifugio in questo pensiero.

In cosa permane?

Nel sentimento che possiedi, che ti rimane. E’ una cosa tua, un sentimento personale. Resta indipendentemente dall’altro, ti riempe il cuore. Ti permette di rientrare in te stesso di riuscire a star bene a prescindere dal sentimento che l’altra persona prova o meno. È il come provi tu quel sentimento che gli permette di permanere dentro te ed essere positivo. Ti arricchisce.

Che tipo di donna sei?

Sono romantica e mi ritengo interessante. Penso di avere una personalità forte, che va capita, quindi di solito non sto indifferente alle persone, o mi odi o mi ami.

Quali brand sportivi ti piacciono?

Adidas e Nike. Mi piacciono i tagli che hanno, ma adesso stiamo provvedendo per creare una mia linea sportiva.

Moda: cosa indossi fuori dalla palestra?

Mi piacciono i capi ricercati, che abbiano un forte impatto stilistico, ma comunque raffinati e di classe, come Givenchy e Rick Owens. Non ho un marchio preciso, guardo come mi stanno i capi. Ho un fisico particolare perché ho le spalle larghe quindi le cose mi devono stare bene.

Tacchi?

Impazzisco per le scarpe. I tacchi mi piacciono anche con jeans e t-shirt. Devono essere particolari ma allo stesso tempo semplici e puliti. Non amo le cose pacchiane.

Quando ti guardi allo specchio?

Mi piaccio!

Info: CrossFit Navigli

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