Palace intervista al leader: le scosse che alimentano Leo

PALACE band

Dopo tre anni passati a suonare in giro, facendosi le ossa, i Palace pubblicano il loro primo album So Long Forever.

I suoni lussureggianti dei Palace sono delicati e emotivi, ma allo stesso tempo epici e potenti. Abbiamo intervistato il leader Leo, in attesa delle loro date italiane, il 30 marzo al Serraglio di Milano e il 31 al Covo di Bologna.

Dove sei cresciuto? Sono nato a Londra e poi mi sono spostato verso il basso in un piccolissimo villaggio nell’East Sussex non lontano da Brighton. Ho vissuto lì da quando avevo quattro anni fino a circa venti.

Questi luoghi hanno avuto un impatto nella tua musica? Direi di sì, col tempo mi sono reso conto che la vita all’aria aperta è una forte ispirazione per me, la natura aleggia sempre nei miei testi.

Però So Long Forever è un disco che gravita attorno al tema della perdita, scelta premeditata o una casualità? Sembra irreale e pretenzioso ma è venuto da sé, noi stessi ce ne siamo resi conto solo quando il disco stava per prendere forma. Si riassume gli ultimi due anni della band che sono stati un po ‘difficile. L’ispirazione nella scrittura di solito proviene da una scossa, da una esperienza di qualche tipo positiva o negatica, sia che si tratti di una morte in famiglia o di una rottura, è l’anima oscura che alimenta le canzoni del disco.

Quali sono le vostre ossessioni musicali? A parte il blues che aleggia anche nelle nostre canzoni la mia più grande ossessione musicale è Jeff Buckley. In particolare il suo album Live in Chicago, che è un disco perfetto. Buckley è stato il primo a farmi muovere qualcosa dentro, basta sentire come pizzica una corda per percepire il suo dolore.

palace so long forever artwork

Quindi è merito di Jeff Buckley se hai iniziato a fare musica? Suonavo la chitarra ma non avevo mai pensato di cantare fino a quando non ho sentito il potere della sua voce. Direi che è stata una figura chiave per la mia carriera di musicista.

Se Jeff ti ha ispirato a cantare chi è stato il tuo mentore per la chitarra? John Fayhe un musicista popolare negli anni ‘60, che suonava la chitarra utilizzando strani accordi, tanto che mi feci accordare la chitarra per riuscire a suonare come lui. Anche le nostre canzoni hanno strani accordi, direi che il suo suono mi ha spalancato gli occhi.

Ma ti ricordi il primo album che hai comprato? Hahaha certamente! Gangsta Paradise di Coolio, mi ricordo che avevo circa 10 anni e andai per comperarlo da Woolworths ma il disco aveva l’adesivo Parental Advisory e non me lo volevano vendere, così ho chiesto a un ragazzo qualunque che fosse maggiorenne di comperarmelo.

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