FRANCESCA MICHIELIN – FACCIO BALLARE MA NON BALLO

urban magazine starring francesca michielin
urban magazine starring francesca michielin
Uno shooting e una chicchierata a poche ore dal lockdown insieme a Francesca Michielin, protagonista della nuova cover digitale di Urban a ridosso di un tour in partenza che ci accompagnerà in questa strana estate.

Quando scattammo queste foto eravamo piuttosto ignari di quello che di li a poco sarebbe successo: era il 6 marzo, due giorni dopo partì il lockdown. Era il tempo di #milanononsiferma  e con alle spalle un mese di brainstorming e decisioni varie non ci siamo fermati neanche noi e abbiamo realizzato questo shooting con protagonista Francesca Michielin.

Poi è cambiato tutto, Milano si è fermata così come noi, il resto d’Italia e poi il mondo. Anche Francesca ha dovuto fermarsi, immagino l’adrenalina che accompagna l’uscita di un disco spegnersi come la vista quando ricevi un forte colpo in testa. Per promuovere il suo ultimo album FEAT –  Stato di Natura, Francesca aveva programmato tre date speciali di cui è riuscita a portarne a casa una soltanto dal vivo, al Rocket Club di Milano, le successive ce le siamo godute in streaming. Sono passati 4 mesi ormai e la vita sta tornando alla normalità, quello strano senso di alienazione è sparito così come il silenzio della strada che in città faceva paura. Abbiamo tanta voglia di tornare ad abbracciarci, di sudare insieme e  di urlarci in faccia!

Così nell’attesa che anche Urban possa tornare ad essere distribuito nei suoi luoghi, le cose stanno cominciando a rimettersi in moto. Per questo abbiamo deciso di realizzare questa cover digitale, per celebrare un primo passo verso la normalità, l’arrivo di queste strane vacanze, e la ripresa dei live, che personalmente sono la cosa che più mi manca in assoluto. Poi succede che Francesca Michelin che è nata per stare sul palco annuncia un tour estivo a sorpresa “Spazi Sonori” che partirà il 31 luglio a Nago-Torbole, TN, (trovate tutte le date scritte in fondo all’articolo o qui), insomma tutto combacia, tutto torna, godetevi questa STRANGEST SUMMER EVER e l’intervista a Francesca fatta pre-lockdown da Virginia Ricci. Ah! L’ # di questa cover di Urban è #travellingwithoutmoving ed è nata in distanziamento sociale, quando per viaggiare bisognava usare l’immaginazione. Considerato che questa estate tanto normale non sarà, lo abbiamo mantenuto, perché fantasticare (su un futuro migliore) fa sempre bene.

Marco Cresci

urban magazine francesca michielin

Intervista di Virginia W Ricci:

L’ultima cosa che ho fatto prima di partire è stato andare sulla collina dietro casa mia… Mi sono stesa, ho respirato l’aria a pieni polmoni, quindi adesso spero di tenermene un po’ dentro.” Quasi dieci anni fa Francesca Michielin, sedici anni, si presentava ai provini di X Factor cantando “Whole Lotta Love” dei Led Zeppelin. Potrebbe sembrare che la vena “metallara” del suo esordio si fosse stemperata nel corso del tempo. E invece no. Il suo ultimo album, FEAT – Stato di Natura, si apre con un pezzo marcatamente rock, in cui ha voluto coinvolgere i Måneskin, legati a lei da questa matrice e dall’aver condiviso il palco dello stesso talent a qualche anno di distanza.

Mi siedo a un metro di distanza da lei in un bar di Porta Venezia a Milano, qualche giorno prima del lockdown totale.

Ordiniamo una spremuta che la invito a bere alla goccia per non perdere le proprietà vitaminiche “anche mia nonna mi dice sempre così,” mi risponde ridendo. Davanti a me ho un essere umano spesso, determinato ma gentile, che accarezza ciò che ha intorno con la grazia di chi tocca le corde di uno strumento, e il suo modo di tradurre questo carattere in musica è un disco in cui racconta la sua relazione con i luoghi che attraversa, passando dalla natura che l’ha cresciuta alla città che la sta avviando a nuove evoluzioni. “Ho passato tanto tempo a chiedermi a che posto appartenessi,” mi racconta tra un boccone e l’altro di un avocado toast che non riuscirà mai a finire perché la faccio parlare per un’ora. “Io sono cresciuta a Bassano del Grappa, una cittàche, contro ogni pregiudizio che si può avere nei confronti del Veneto, ha una mentalitàabbastanza aperta e multiculturale. Sto a Milano da più o meno quattro anni. Quando mi sono trasferita abitavo in un monolocale in zona Ticinese, è in così che mi sono innamorata dei Coma_Cose: mi hanno aiutato a vivere in maniera magica la mia nuova casa. Per questo li ho voluti in “Riserva Naturale,” che è la descrizione del mio adattamento al suolo urbano. Ho imparato ad accettare che non puoi cercare in un luogo nuovo gli stessi punti di riferimento a cui eri legata, devi proprio formarti un altro habitat, altrimenti perdi tempo.”

Sembra assurdo che, proprio in questi giorni di solitudine e isolamento forzato, ci troviamo a parlare di un disco che che tratta di relazioni umane e del rapporto che Francesca ha con luoghi e spostamenti, della dualità forse soltanto apparente tra natura e cultura: “è una situazione frustrante per tutti. Magari c’è chi lavora da tanto tempo a un progetto e deve trovare strategie per presentarlo comunque, ed è quello che ho fatto anche io. Ho dovuto ripensare due dei tre live set che avevo preparato e registrarli a porte chiuse. So che è una cavolata, ma io non uso il gobbo perché penso che se leggessi i testi a 25 anni sarei fregata, però avere il pubblico che canta i pezzi con te è un aiuto per immergerti mentalmente in quello che stai facendo, mentre suonarli così è stato un po’ surreale… Non c’erano nemmeno gli applausi alla fine. Per fortuna però la musica è anche qualcosa di immateriale, quindi non è facile fermarla. Adesso me ne sto a casa, come tutti, ne approfitto per ripassare i pezzi in vista dei prossimi live, ascoltare un sacco di dischi – sto in fissa con Angel Olsen e ovviamente ascolto tantissimo jazz, per deformazione professionale… Da un lato è molto triste non poter tornare in Veneto dai miei, dall’altro forse questa solitudine, dopo mesi passati in giro, sempre in mezzo a un sacco di gente, mi farà bene.”

Parliamo del brano con cui si apre l’album, che è anche il suo sottotitolo. “Ci tengo particolarmente. Mentre i pezzi di questo disco si stavano allineando, ho iniziato questa nota sul telefono scrivendo una serie di cose che volevo dire. Una lista lunghissima, infinita… Ho unito questa esigenza comunicativa al mio desiderio di scrivere un brano crossover, che mi riportasse alla musica che ascoltavo quando ero adolescente: i Rage Against the machine, gli Incubus… Era un modo per farmi un regalo, ma soprattutto per raccontare una storia con il tono giusto. Quando il pezzo ha preso forma ho chiesto a Damiano di scriverne una parte, ci tenevo ad avere la sua prospettiva. Stato di natura è una canzone che inizia parlando di aggressività: prevaricare, mettere alla gogna, mettere in imbarazzo gli altri è un atteggiamento che vedo in troppe persone. La seconda parte invece si concentra sul rispetto del corpo femminile, parla di come ancora oggi venga oggettificato, e volevo un punto di vista maschile che si intrecciasse col mio. Avrei potuto chiamare una ragazza, ma rischiava di diventare autoreferenziale. E poi la vera rivoluzione dovrebbe partire dall’educazione dei ragazzi. A scuola fai educazione sessuale, ma nessuno ti parla di rispetto, di femminismo, di come smontare gli stereotipi che ci fanno sentire incastrati.”

Francesca ha iniziato a fare dischi giovanissima, mentre ancora andava a scuola “lavoravo di giorno, studiavo di notte, stavo a casa nei weekend a fare le versioni di greco. Ero iper responsabilizzata.”

In un momento come l’adolescenza in cui la nostra identità è ancora un dilemma, a lei è toccato anche delineare il proprio percorso creativo. Nel frattempo non ha mai smesso di studiare musica – prima composizione classica e ora Jazz al conservatorio. C’è da impazzire. Le chiedo quando, secondo lei, è riuscita a sentire davvero di aver preso in mano la propria direzione. “È stata una scoperta graduale. Prima era anche una questione di tempo, cioè non riuscivo neanche a dire ‘adesso mi fermo e scrivo’… C’era talmente tanta roba in mezzo. Io sono nata come compositrice, quindi i testi erano una cosa che non riuscivo a pensare, poi secondo me vivendo sempre più fuori dalle regole che ti impone una vita impegnativa la mia musica si è arricchita di esperienze. Paradossalmente quella che sento come opera prima come cantautrice è 2640, un disco che ho fatto proprio come volevo io, non perché mi stessi ribellando a qualcosa, ma perché non avevo riferimenti precisi se non me stessa ed è stato importante anche per acquisire consapevolezza delle mie possibilità. In FEAT c’è stato un passo ulteriore, almeno per come mi sento io. In questo la scuola mi ha aiutato, se posso spezzare una lancia: quando arrivi da tre anni di classica non ne puoi più, ci sono tutte queste regole infinite… Mentre il jazz è nato come genere anarchico, e armonicamente questo disco è stato molto divertente perché avevo più libertà: sapevo che potevo fare pazzie con gli accordi, e anche i miei testi si sono evoluti di conseguenza. Ci sono parti molto più fitte a livello di metrica. Nella musica classica hai riferimenti netti, stili che devi imitare quasi pedissequamente, invece nel jazz sei tu il tuo riferimento. Ogni grande jazzista è stato rivoluzionario perché ha detto ‘ora faccio quello che mi pare’. Devo dire che in questo momento storico in Italia è concesso non dico fare quello che ti pare, però rispetto a quando ho iniziato io c’è una libertà di espressione molto maggiore, e noto che soprattutto tra le mie colleghe c’è un desiderio di sperimentare che sta cambiando la conformazione della discografia italiana, finalmente.”

Mi chiedo se, quando questo periodo nero sarà finito, andrà a ballare. “No, no, mai. Piuttosto faccio ballare, ma non ballo. Sai, i miei genitori hanno una mentalità super aperta, quindi io già a 11 anni andavo ai concerti metal, nel pogo. A Bassano del Grappa c’erano o i metallari o i DJ. Ovviamente io ero metallara. Anche oggi, in un mondo di DJ, sto dalla parte dei metallari.”

Ecco il calendario di Spazi Sonori:

Venerdì 31 luglio 2020 || Nago-Torbole (TN) @Parco Pavese 

Giovedì 6 agosto 2020 || Treviso @Suoni di Marca (Villa Margherita)

Lunedì 10 agosto 2020 || Udine @Piazzale Castello

Mercoledì 12 agosto 2020 || Bitonto (BA) @Luce Music Festival (Parco Naturale Lama Balice)

Venerdì 14 agosto 2020 || Civitavecchia (RM) @La Vecchia Estate (Piazza della Vita) 

Giovedì 27 agosto 2020 || Milano @Cuori Impavidi (Idroscalo)

Martedì 1 settembre 2020 || San Mauro Pascoli (FC) @Acieloaperto (Villa Torlonia)

Martedì 8 settembre 2020 || Fiesole (FI) @Teatro Romano

Venerdì 11 settembre 2020 || Acciaroli (SA) @Viviamocilento (Arena del Mare)

*la grande festa live a Carroponte è stata posticipata al 6 giugno 21 

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