La freschezza di Bruno Belissimo in falsetto nel ghetto della musica italiana

Bruno Belissimo ritorna sulla scena italiana con un disco dal titolo “Ghetto Falsetto” per La Tempesta e Stradischi.

Dj/Producer e polistrumentista, Bruno, è un gemello nato da genitori italiani emigrati in Canada alla fine degli anni 70. Dal suo esordio nel 2016 di strada ne ha fatta e il 14 marzo scorso si è anche esibito per l’SXSW, il celebre festival che si svolge ad Austin, Texas. Lo abbiamo intervistato nell’attesa tra l’attesa del bagaglio e del taxi all’aeroporto di Linate.

 Fin dal primo ascolto, in Ghetto Falsetto si percepiscono freschezza e divertimento. Per un genere talvolta “bistrattato” come la disco, è difficile far arrivare alle orecchie dell’ascoltatore qualcosa di “fresh”.
Scrivere l’album è stato divertente quanto ascoltarlo?

Si, credo che lo spirito che con cui ho affrontato la scrittura e la produzione del disco sia stato
fondamentale per il risultato. Ho imparato a gestirmi molto bene e riesco a mettermi in studio solo quando so di avere il mood giusto.. solo con questo accorgimento posso riuscire a trasmettere il mio personale divertimento e contagiare l’ascoltatore etrasformarli in ballerini.

A differenza della maggior parte delle produzioni elettroniche attuali, in Ghetto Falsetto c’è molta attenzione verso gli strumenti più “tradizionali”: chitarre funk, bassline dense di groove, riff magnetici di sassofono. In questo ti senti un po’ un “nostalgico” di altre epoche musicali?

No non sono nostalgico sono solo affezionato a certi suoni che considero parte del linguaggio di
Bruno. Credo anche sia l’heritage del mio background di bassista in una band, ora anche se solo
in studio sento di aver bisogno del calore dell’ottone o del gelo di una chiarra funk bagnata
fradicia di chorus come se suonassero accanto a me.

La tua vita si divide tra Italia e Canada. Cosa c’è di canadese in questo album?

Credo niente, è stato scritto tutto a Bologna nel mio bollente studio mansardato, tra aperitivi,
cene e una rispettosissima bella vita in genere. Se il primo disco sentiva molto dei miei continui
spostamenti di quel periodo Ghetto Falsetto è senza dubbio il frutto di un momento di stabilità
tutta italiana.

Le tue canzoni riportano in auge italo disco e funk. Quali sono le altre influenze magari un po’ più nascoste ma fondamentali durante il songwriting di Ghetto Falsetto?

Ho ascoltato moltissima musica anche se a volte temo che facendolo durante la scrittura di un
disco certe canzoni diventino molto più che una reference. Ho ascoltato molta NY disco d’annata, poi ho avuto un certa fissa per Tim Maia quando il disco era già praticamente chiuso che mi ha fatto venir voglia di riaprire i pezzi e cantare. Ovviamente molta musica sudamericana, e “junk” degli M83 che è stato un disco che ho ascoltato davvero molto.

Abbiamo visto che ci sono tantissime date all’orizzonte, come hai deciso di portare in live il disco? Qualche sorpresa?

La mia attività live è sempre la parte che preferisco di questo lavoro. Sto implementando
l’aspetto scenico della mia performance con maggior cura dei visuals e delle luci per creare uno
spettacolo ancora piu coinvolgente .

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