Skianto: la piece di Filippo Timi è incredibilimente vera

Skianto, il monologo di Filippo Timi è surreale e drammatico come il periodo che stiamo vivendo. In scena al Teatro Franco Parenti fino al 2 febbraio, l’attore poliedrico racconta il suo universo mettendosi quasi completamente a nudo, in tutti i sensi.


Già da subito il pubblico in sala viene catapultato verso qualcosa che appare straordinario che va oltre i confini della realtà.

Lo spettacolo, clicca qui per acquistare i biglietti, ha per protagonista un bambino disabile che non corrisponde, certo, alla creatura che i genitori si erano immaginata al momento del concepimento, bensì ad un bambino con la scatola cranica “sigillata”, chiuso con i pattini in piedi nel suo spazio, rappresentato scenicamente nella palestra di una scuola elementare.

Così lui parla, balla, fa piroette ma tutto dentro se stesso e vive una vita parallela della quale gli altri non sanno assolutamente niente.

In questo modo La disabilità diventa oggetto di rappresentazione, poiché l’attore porta in scena una serie di sogni irrealizzabili.

Sogna di danzare come la Parisi o di innamorarsi di un pattinatore russo con il quale vivere una vita “normale”, ancora una volta chiuso dalle mura e dal terrazzino che gli fanno sembrare eccezionale anche un uscita per andare in ospedale, “Almeno esco!”.

Accompagnato da un incredibile Salvatore Langella al piano, Skianto è un crescendo continuo di emozioni e risate che portano lo spettatore a riflettere.

È divertente Timi, causticamente divertente soprattutto quando non capisce il lutto di Candy Candy quando muore Anthony ed il cartone va in onda il giorno dopo come se non fosse accaduto niente, quando muore qualcuno che conta.

“Perchè quando è morto Pertini siamo stati un giorno a casa senza scuola, mentre quando muore Anthony il cartone animato prosegue?” 

Il pubblico applaude senza riserve, ai racconti del nonno, al mangiadischi arancione in una girandola di prove d’artista che confermano tutto il carisma dell’attore teatrale più quotato dell’ultimo decennio.

Come in alcuni dei suoi spettacoli precedenti Filippo utilizza dei video e questa volta sono gli spot di un Panda cattivissimo che costringe all’acquisto di un prodotto, a coprire gli attimi che servono al protagonista per cambiarsi e trasformarsi in unicorno, pattinatore, Pinocchio e fatina.

Il momento più bello?

Sul finale, quando la fata, una specie di imitazione di Gina Lollobrigida del Pinocchio di Comencini o di Anna Marchesini che le faceva il verso,  in cui Timi raggiunge l’apice dell’umorismo chiudendo tra risate e musica questo spettacolo bellissimo con scenografie e costumi, disegnati dal pradiano Fabio Zambernardi, dimostrandosi ancora una volta un vero e proprio Skianto!

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