A Milano torna Serv-a-Palooza grazie a Timberland e Legambiante

A Milano torna Serv-a-Palooza grazie a Timberland e Legambiante

Difficile scrivere un report con le braccia pesanti, la schiena spezzata e gli occhi che bruciano. Non siamo abituati a lavorare sul serio, a infangarci, a sudare e vangare la terra. Però, quando lo si fa, una cosa è certa: te ne torni a casa un fracco più felice di prima.

A Milano torna Serv-a-Palooza grazie a Timberland e Legambiante

What the hell are we on about?

Stiamo parlando di Serv-a-Palooza della giornata di urban greening che Timberland, in collaborazione con Legambiente, ha organizzato presso la scuola primaria Sorelle Agazzi, nel cuore del quartiere Comasina, Milano.

Ci presentiamo alle 9.30 fuori dai cancelli della scuola. Almeno una trentina di persone. Tutti indossano stivaletti Timberland. Il freddo è solido, ti colpisce a nocche in faccia. Discorso d’apertura da parte del dirigente scolastico e del lìder maximo di Legambiente, riassumibile sostanzialmente in un dobbiamo spaccarci la schiena, ma siamo in tanti e ce la faremo!

A Milano torna Serv-a-Palooza grazie a Timberland e Legambiante

I giornalisti sono pochi, quattro al massimo. I lavori sono un casino: quello meno impegnativo prevede la scartavetratura delle tre file di pilastri della tettoia frontale, con successiva pitturazione seguendo i dettami della bandiera nazionale. Una squadra sarà addetta al giardinaggio, e via a distribuire falci, roncole, armi bianche da paura. Bisogna sfoltire una sorta di siepe, liberarla dalle piante infestanti.

Il nostro gruppo invece si dedica alla pulizia di alcune piscinette poste dentro la scuola, che come posizione mi ricordano troppo i cubi di aria e cemento dedicati ai fumatori negli aeroporti. Puliamo le piscinette e trasportiamo, che so, millecinquecento chili di terra, ché bisogna piantarci dei nuovi alberelli.

A Milano torna Serv-a-Palooza grazie a Timberland e Legambiante

Il lavoro è da segaossa. Spalare il ghiaino, caricarlo sulla carriola, sollevare la carriola e scaricare nella piscina. Porta la terra dopo aver drenato l’acqua. Quanta ce ne vuole? Oh cazzo ancora sei giri?

La cosa che mi prende bene è lo spirito di gruppo. La maggior parte dei volontari è composta dai ragazzi che lavorano negli store Timberland. Hanno a disposizione 40 ore di volontariato da sfruttare in giornate come questa.

“Timberland è da sempre legata a queste tematiche sociali” mi fa Lorenzo, commesso in galleria San Carlo “ma non facciamo solo lavori per le scuole, si fa anche assistenza nei canili, dar da mangiare ai senzatetto… insomma, volontariato libero e selvaggio”.

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Mi prende bene anche vedere la composizione etnica delle classi: ragazzi! Son tutti orientali o indiani, o nordafricani i bimbi. Che spettacolo!

I commessi socializzano, il freddo si stempera anche perché il sudore cola come lava bollente e non risparmia nessuno.

Alla fine si pasteggia intorno all’una, un pranzo al sacco come quello delle gite: panini imbottiti e crostatine di livello eccellente.

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Il rientro è fenomenale. Si sta devastati nel fisico, ma totalmente a palla nella testa: quest’è vita! Bassa manovalanza? Almeno s’è fatto qualcosa di produttivo. Qualcosa di utile e di bello. Altro che le seghe mentali! Provateci voi, a trascinarvi a braccio due secchi pieni di terra, dal peso di quindici chili ciascuno. Fatelo dieci volte per duecento metri, e avrete fatto la metà del vostro dovere.

Timberland e Legambiente: rock on!

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