Coffice bar Milano, quì il tempo costa ma poco

da Coffice Milano le consumazioni si pagano a tempo

Da Coffice tutto è self-service, si paga il tempo non la consumazione

Io sono uno di quelli che quando va a fare benzina e ci trova solo self service gli girano i coglioni. Voglio dire, poi ci lamentiamo dei mestieri che spariscono. Li vogliamo far lavorare sti benzinai? Soprattutto d’inverno, che basterebbe abbassare di un dito il finestrino, labializzare 30 per indicare 30 euro di benzina e poi usare quella strettoia per far passare il contante e andare via. Quindi per me entrare da Coffice Milano e capire che praticamente è tutto self service non è che sia stata proprio una bella scoperta, diciamo.

Però.

Mura bianche, poltroncine molto comode, arredamento minimal, biondina a girare tra i tavoli per niente male.

C’è un’altra cosa che non sopporto. Quando entri nei locali, vedi un tavolo che ti piace e ti vorresti mettere proprio lì ma il cameriere ti dice: eh no, sei da solo e quello è per 4. Incivile e inelegante. Di solito rispondo sempre: no no ma gli altri tre stanno arrivando. E li inculo. Da Coffice non ho avuto bisogno di farlo. Ti puoi mettere dove vuoi, anche se sei da solo, e occupare tutto lo spazio che vuoi.

Coffice funziona così: paghi il tempo non le consumazioni. Ok, giusto, prima dovevo dire che il nome è geniale, crasi di coffee e office.

da Coffice Milano le consumazioni si pagano a tempo

Coffice: quanto costa? 4,50 la prima ora, 1,50 le successive. Giornaliero: 14 euro.

Ci sono stato due volte per ora. Silenzio, millennials con Mac o Asus, tante spine per attaccare i caricar batteria e – nel centro – il soprammobile con la roba da mangiare e bere tipo colazione in albergo. Unico appunto: sulla qualità del cibo potevano giocarci un po’ di più. Chessò, chilometri zero, qualcosa di fighetto. Invece pare la dispensa di un universitario un po’ pigro in termini di consapevolezza alimentare (c’è pure la Nutella).

Per fortuna che ogni tanto la biondina per niente per niente male (l’ho guardata più volte sì, tra l’altro porta un Casio di quelli con la calcolatrice e ha vari tatuaggi tra cui la scritta Bros sul braccio destro) viene da te e se vuoi ti porta qualcosa (self service a metà).

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Ci sono anche i libri su una parete. Ma a scorrere i titoli mi hanno dato l’impressione di essere stati messi lì da uno che voleva liberarsene piuttosto che da uno che voleva fare un servizio alla comunità. Inferno, la Spiaggia Rubata, la Cattedrale del Male, Letto a tre Piazze, questi i titoli degli improbabili romanzi. Anche se devo dire la verità perché la verità quando si scrive si dice sempre: c’ho trovato la biografia di Paolo Di Canio e l’ho rubata.

Ma tanto da Coffice ci ripasserò presto e ci lascio proprio quel libro che ho appena comprato e che non mi è piaciuto per niente: Zero K, di Don De Lillo.

Alla prossima, va’

 

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