Emis Killa intervista a Pitti Uomo: special guest di Asics Tiger

Emis Killa, l'intervista al rapper special guest di Asics
Emis Killa, l'intervista al rapper special guest di Asics

Ho intervistato Emis Killa al Pitti Uomo di Firenze. Da bambino voleva fare il «meccanico superfigo da racing» poi ha incontrato l’hip hop e si è detto «sta roba qui non posso solo ascoltarla, devo farla anche io e ho iniziato a scrivere». Ama le arti marziali e i suoi idoli sono «Mike Tyson e Conor McGregor» ma soprattutto Emis Killa odia i nuovi rapper «c’è gente che va fuori tempo ma sono elegante e non faccio nomi».

Fabio, ci sarebbe da intervistare Emis Killa – mi scrive Marco, il coordinatore di Urban – Moreno (il direttore) ha detto che ci pensi tu. Fine del messaggio.

Leggo e penso che dopo Fedez mi tocca anche Emis. Che in realtà sono due cantanti che conosco, forse più per la televisione che per la musica, anche perché oh, alla fine io ascolto Ligabue e Jovanotti. Capitemi. Comunque prendo il giubbotto e vado. Intervista alle 14.45 allo stand Asics Tiger dentro il Pitti Uomo. Non ci ero mai stato, la Fortezza è una bomba. A livello proprio architettonico anche se non ci capisco molto di architettura ma quando una cosa è figa, è figa. Punto. Entro, sono stranamente in anticipo e allora mi faccio un giro. C’è un po’ di gente dentro il Ca’ Vaniglia, cioè il super stand con dentro altri stand che a loro volta hanno dentro gente che vabbé ci siamo capiti. Mi siedo a fianco all’ingresso di Asics Tiger, guardo le notifiche di facebook. Niente di interessante. Controllo i like dell’ultimo post su Instagram. Ecco, lo sapevo. Sono in ritardo.

Com’è iniziata la collaborazione con Asics?
Le collaborazioni nascono da un interesse reciproco. Di Asics mi piace che è un brand collegato allo sport ma allo stesso tempo è un marchio, passami il termine, modaiolo. Nel senso che è abbastanza collocata nella moda e nello sport e sta bene a tutti. È per tutti. Fanno cose giuste. Non esageratamente particolari ma sempre belle.

Emis Killa, l'intervista al rapper special guest di Asics

Che rapporto hai con la moda?
Ma guarda con la moda inteso come mondo fashion quasi nessuno nel senso che qui al Pitti è una delle poche volte dove mi sono presentato e quindi sono un po’ al di fuori. Mentre per quanto riguarda il piacere di vestirmi quello sicuramente è importante. E mi piace, soprattutto negli ultimi anni. È inutile negare che per prendersi un capo giusto devi anche avere la possibilità economica di farlo e quindi prima non potevo, adesso invece per fortuna posso permettermelo e mi piace comprare qualche capo d’abbigliamento che costa un po’ di più ma spacca e rispecchia i miei gusti e quello che sono. Se mi guardo indietro molte cose che mi piacevano non potevo permetterle. Ad oggi che le cose sono andate meglio ho approfondito molto questo aspetto, ho iniziato a conoscere nuovi brand e nuovi store. È bello e poi l’abbigliamento fa tanto sulle persone.

Nei videoclip quanto è importante trovare l’abbigliamento giusto?
È importante vestirsi bene, prima di tutto. Essere originali è un fatto ricercato. Tutti vogliono cercare di essere belli e originali allo stesso tempo perché l’immagine fa la differenza. Oltre alla tua faccia nel video è importantissimo essere vestito in un certo modo ma sempre ad hoc sul tuo personaggio. Alcune volte si chiamano degli stylist apposta per cercare di non sbagliare. Soprattutto quando magari si parla di televisione dove bisogna rispettare dei canoni è diverso se ad esempio faccio un mio video e allora seguo il mio personaggio. Mi vesto come credo sia giusto per quel determinato video. Però è sicuramente un’arma importante l’abbigliamento.

A proposito di televisione: hai fatto The Voice e lo scorso anno Goal Deejay. Come sono nate queste collaborazioni e la domanda che più interessa chiederti è se per te c’è un punto di contatto tra Calcio (o sport in genere) Musica e Moda.
Per me? Questa cosa del calcio mi viene un po’ appioppata perché ho fatto tante collaborazioni legate a questo sport. Ad esempio la canzone dei mondiali che è diventata la sigla di Sky, poi quello che è diventato il nuovo inno dello Stadio del Milan ma non sono mai stato uno che spende le domenica a guardare le partite. Mi piacciono di più la Boxe oppure l’MMA, insomma Arti Marziali in generale. Però si, da un certo punto di vista c’è una linea di collegamento tra le tre cose anche perché mi hanno riguardato in prima persona. Le ho frequentate tutte e tre, sia per lavoro, sia per puro piacere ed entrambe escono attraverso la musica. Sport e Moda sono in qualche modo parte di me e quindi è normale che cerchi di tirarle fuori quando scrivo e quando canto o anche nella vita di tutti i giorni.

L’ultimo tuo album è uscito a ottobre, pochissimo tempo fa. Ti stai godendo il periodo post uscita del disco oppure stai già lavorando a qualcosa di nuovo ma soprattutto cosa c’è dietro le quinte della creazione di un album?
Ma guarda in realtà noi siamo sempre al lavoro su qualcosa di nuovo. Dico noi perché siamo un team anche se poi le canzoni le scrivo e le rappo io. Però c’è un gran lavoro dietro, c’è produttore, il direttore artistico e insomma…non sono da solo. E quindi in realtà, come hai detto tu, mi sto godendo il disco appena uscito perché lo reputo un album longevo che non ti stufa subito e durerà un po’ nel tempo però non sto mai fermo e sto già scrivendo la roba nuova come ho sempre fatto. A parte in quest’ultimo periodo dove ho fatto tanta televisione e quindi ho avuto pochissimo tempo per lavorare a nuove canzoni ma solitamente non mi fermo mai, il mio approccio alla musica è quello di scrivere sempre e di non trovarti mai impreparato.

Quindi non è vero che tra un album e l’altro deve passare necessariamente un anno…
Magari deve anche passare ma non so come dire puoi anche scrivere tutte le canzoni subito ma se vuoi fare le cose fatte bene, farlo uscire come si deve, stare attento a tutto per produrre qualcosa di bello almeno un anno deve uscire e poi quello di prima un po’ te lo devi godere altrimenti non c’è gusto.

 

Ma ascolta tu da bambino cosa volevi fare. Cioè qual era il tuo sogno a livello lavorativo?
Io volevo fare il meccanico.

Ti è andata meglio o vorresti fare il meccanico ancora?
Ma dipende da che meccanico sei. Se sei uno superfigo magari da racing che sta dietro alle auto da corsa… Avevo il trip delle macchine da piccolo. Poi da Fast & Furious in poi, la roba del tuning mi ha preso un cifro. Mi piacciono ancora le macchine eccetera ma ti dico la verità da quando ho scoperto la musica non è stato più il mio sogno. La passione della musica ha superato quella delle macchine.

Com’ è nata la passione della musica e quando ha superato quella per le macchine?
Da quando l’ho scoperta nella forma che piace a me. Quindi quando avevo circa 14 anni.

Ma i tuoi cosa ascoltavano?
Mio padre era un pianista di musica classica, mia mamma fondamentalmente ascoltava canzoni napoletane e quindi sono cresciuto tra classico, neo melodico e un po’ di hardcore perché a me piaceva quello. Poi quando ho scoperto l’hip-hop è stato amore e ho voluto subito approfondire.

Ma hai iniziato a scrivere subito?
Io ho ascoltato, ho ascoltato tanto per due anni. Poi ho deciso che volevo mettermi alla prova. Mi piaceva talmente tanto che mi son detto sta roba qui non posso solo ascoltarla. È un limite. Devo farla anche io, devo provarci, devo scrivere le mie cose. Non mi bastava più, a 16 anni, cantare le cose degli altri, volevo cantare le mie. E cosi ho iniziato.

Hai degli idoli a cui ti sei ispirato, anche fuori dalla musica. Parlo di modelli di vita. Persone che ti hanno cambiato.
Ispirato non saprei dirti ma se mi parli di persone che mi hanno intrippato sicuramente Mike Tyson. Ho una sua gigantografia in camera. Cioè per me lui è stato davvero un grande. Mi ha sempre colpito come sportivo, come ha fatto parlar di lui. Poi è collocabile anche nel mondo rapper. Un bad boy, insomma una bella testa di cazzo. E poi Conor McGregor, adesso è diventato un idolo un po’ di tutti ma io lo seguo da sempre, da quando non era nessuno. Adesso è campione di pesi leggeri in UFC. Mi piace molto perché è un altro perfettamente in sincrono nel lifestyle dell’hip-hop.

Ma questi idoli li vorresti come amici?
Eh, non lo so. Non lo so davvero. Solitamente quando incontri le persone che reputi dei grandi, ti cade il mito. Perché di fatto lo rendi umano, lo rendi uguale a te, cosa che di fatto è davvero ma per te è una leggenda, appunto un mito e quindi averlo come amico non renderebbe giustizia all’idolo. Forse ci farei una serata ma poi basta, non li frequenterei.

Dimmi il nome di un collega che stimi e uno che invece ti fa incazzare.
Un collega che stimo molto è Salmo. È forse quello che ha fatto il percorso più coerente di tutti nel mondo del rap. Ha iniziato con il suo stile di musica e lo sta continuando a portare avanti con successo. Senza mai provare a fare la mezza hit che poi se non viene dice che è underground. No, lui è rimasto attaccato alle sue origini. Lui ha sempre fatto i cazzi suoi. Poteva fare televisione e non l’ha fatta. È rimasto lui. E ad oggi sta raccogliendo ciò che ha seminato e la sua musica mi piace molto e lui è una persona che stimo.
Uno che mi fa incazzare? Bella domanda. Nel senso che ultimamente ce ne sono tanti. In molti si sono buttati in questo mondo, facendo questa musica solo perché c’è un grande riscontro. Ma c’è gente, tanta purtroppo, che non sa farla. Non sa cantare, cioè va proprio fuori tempo. Hanno preso l’hip hop poco seriamente. Sono tanti. Ma sono un tipo elegante e non voglio fare nomi.

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