Groove Squared e il suo EP presentato al Plastic Club di Milano

Conoscete Groove Squared? Ecco, lui è in realtà Diggler Smith, questo non è il suo vero nome ma lo è diventato negli anni.

Se passaste al Ral8022 di Milano lo trovereste tra i dischi a raccontarvi la bellezza di un suono dietro i solchi che differenziano un disco dall’altro. Il 22 gennaio uscirà il suo nuovo Use-less EP per Soundzrise Records che verrà presentato live il 1 febbraio al Plastic Club di Milano 

Lo abbiamo incontrato tra un drink e una sigaretta mentre in sottofondo c’era il suo nuovo video che vi mostriamo in anteprima.

Da dove cominciamo? Partiamo da questo disco e procediamo a ritroso fino a quando è cominciato tutto, c’è qualcosa che collega queste due estremità?

Sono passati 27 anni! Avevo iniziato come bassista in un gruppo, cercavamo di fare oltre ai nostri pezzi delle rivisitazioni di alcuni classici come i Police o Nine Inch Nails o I Pearl jam o I primi Red Hot, cosa che ora vedo fare pochissimo. Le cover band di oggi rinominate Tribut Band, cercano di suonare in maniera identica, copiando magari anche gli atteggiamenti.
Mi sembra di vedere la scena di Fight Club: -Tutto è una copia di una copia di una copia di una copia-.
 

E in questo periodo che è successo?

Non proprio in questo periodo ma qualche anno più avanti  è nata la voglia di sperimentare altre vie più elettroniche. Erano dei pensieri condivisi con altre persone mentre ora, i pensieri, sono solo miei. Tutte le evoluzioni hanno portato all’inizio dei 2000 allo pseudonimo di GROOVE SQUARED con il quale, da prima si era costituita una band vera e propria e che tuttavia si è ridotta negli ultimi 6 anni a 2 elementi: La cantante ed io.
 Abbandonai  la mia aria da “rockettaro maledetto” . Sembravo Il corvo (o il 2 novembre) ma tra i corridoi dell’università funzionava tantissimo questo ciondolio un po’ tossico con le ragazze.
 

Quindi hai iniziato a fare musica per le tipe?

Certo! (Ahahah).
Si fa’ solo per quello!
Quando sei più piccolo e l’ormone domina il cervello.  Anche i dj di oggi! È inutile che fanno i fighi o i filosofi della musica! Lo fai per la f*g*, poi arriva sempre quel momento nella tua carriera dove ti accorgi che ne acchiapperesti di più da PR per i club o semplicemente perché hai la macchina per riportare a casa le tipe.
(ahaha)
 

Oltre il basso suonavi altro?

Avevo studiato anche musica per anni ma l’ho interrotta grazie alla mia testa di cazzo e sopratutto perché me lo diceva mia madre. Lei fino a 35 anni mi ha sempre trattato come un sedicenne, ero portato per il piano e i miei professori mi elogiavano sempre ma appena mia madre insisteva con diplomi e il resto, io smettevo per non dargli soddisfazioni. Ribadisco sono o sono stato una testa di cazzo
 

Ora sei a Milano da un po’ ma da dove viene in realtà?

Io per la musica sono partito da Bari poi sono finito tra L’Aquila e Pescara girato a spizzichi e bocconi l’europa e ho sguazzato a New York per il tempo concessomi dai permessi internazionale di immigrazione. Nelle lande desolate dell ‘Abruzzo avevo un negozio di dischi mio e un altro con dei soci; ho sempre creduto nella musica e per me è un modo per alzarsi la mattina meglio di qualsiasi altra cosa. Quest’amore mi fa andare avanti anche se l’ho odiata in alcuni momenti bui . In fin dei conti è un’arte che ti fa’ avere fiducia nel genere umano.

 

Invece il primo esordio ufficiale d’artista solista?

Nel primo periodo solista, oltre al basso usavo i campionatori, le cosiddette drummachine, mi approcciavo al metodo Hip-Hop con i campioni dal funk portati nella mia elettronica. Avevo un altro pseudonimo (di cui mi vergogno come un bambino nudo nel bagno sbagliato) con cui ho pubblicato due album: Paco Dj.
Al primo MEI di Faenza mi scelsero tra i migliori esordienti inserendomi nella loro compilation con il brano Xilum On The Moon.
Poi è arrivato Groove Squared nel periodo in cui Bari era totalmente nel pieno dell’Acid jazz / new jazz, con alcuni musicisti  della scena è nato un disco che ci stava portando a Tokyo con un tour meraviglioso. Il Tour saltò per colpa della nostra etichetta per ragioni che sono davvero difficili da spiegare. Ho avuto un buio di 8 anni, ho odiato la musica e provai a fare altro ma non ce l’ho mai fatta.
 

Avevi smesso anche di fare il DJ?

No, quello no… però anche come produttore non ho mai perso la speranza o la voglia.
Comunque è dal 2014 che faccio EP, diciamo, per il dancefloor e non più Album interi. Uno all’anno fino ad oggi ha sempre avuto la pubblicazione e mi sono sempre concentrato su qualcosa che mi piaccieva e che mi piaccia ri-ascoltore anche tra 10 anni. Oltre questo anche una serie di remix per altri.

L’ultima traccia di questo progetto ha una bellissima linea di basso, non ti riporta un po’ indietro a quando hai iniziato?

All’inizio di una composizione parto spesso da una linea di basso ma la ritmica per me è molto importante. Provo molti incastri in un “loop” fino a quando non riesco a sentirlo per 10 minuti di fila. Se questo funziona allora posso passare alle armonie o alla struttura di una canzone se no’ ricomincio da zero.
 

Qual’è il brano che ti ha fatto faticare di più qui dentro?

Quello che si intitola ‘’need – less’’. Nel mixaggio finale mi ha dato molti pensieri perché non volevo togliere nulla e sono andato in conflitto col tecnico del suono in studio di registrazione. Magari questo non è un disco suonabile per molti ma  per me è una traccia emozionate.
 

Da Dj, per te cos’è cambiato alle serate oggi rispetto a quando hai iniziato?

La quantità di droghe in corpo! (non nel mio intendo)(ahaha) Anche se prima era l’alcol quindi… (ahah) direi niente! È cambiato forse un po’ il modo di divertirsi, quello si. Andare a ballare prima era una cosa meno continua.
Oggi, sopratutto a Milano puoi andarci ogni giorno. Fra gli anni 80 e inizio 90 addirittura la serata era una sola e a seconda degli orari trovavi varie fasce d’età. Spesso la serata si fermava per fare questo cambio, tipo l’apertura per quelli sotto i 18 anni e poi entravano i più grandi. Non c’è differenza se i diciottenni restano fino alle 4 del mattino e ci si sfascia tutti insieme.
Inoltre è cambiato tutto fra gli addetti ai lavori, Dj , promoter etc.
Si parla quando ci si incontra nei vari posti di aggregazione da clubbing e preclubbing , e tutte le parole si trovano poco sotto la schiuma del pettegolezzo professionale, ma in realtà se guardi un pò più in giro si stende una cupa cappa di rivalità, anch’esse professionali.
C’è come la sensazione che tutti aspettino che qualcuno faccia un grosso errore.
‘’Non c’è nulla di meglio che far tana a qualcuno’’.
 

In un mondo fantasy con chi vorresti suonare sullo stesso palco?

Con i Metallica! (ahha)
Scherzo! Mi piacerebbe affiancare o suonare prima di Mano Le Tough o se fosse possibile con Laurent Garnier. Anzi no! Cancella tutto! Vorrei suonare prima o con gli LCD Soundsystem oppure fare un dj set prima di James Murphy. SAREBBE DA SOGNO!
 

Il posto più figo dove hai suonato?

Al Tresor Club di Berlino.
Indimenticabile! L’atmosfera, le persone, l’adrenalina che avevo dentro e tutte le sensazioni che mi toccavano in modo diverso pezzo dopo pezzo.
 

La cosa più figa che ti è successa mentre suonavi?

Sempre a Berlino ma al Greenwood Festival. Ispirandomi a Josh Wink mi sono azzardato a mettere un pezzo letteralmente pop nel mio slot:  Goodbye Horses di Q Lazzarus. La gente è impazzita, urlava! Mi mandavano baci! Erano felicissimi! All’estero più che in Italia, ballano tutti col sorriso, non vedi persone prese male o incazzate.
L’applauso è di rito quando finisci la tua performance ma il gruppo di dopo mi ha chiesto d’improvvisare con loro nelllo slot successivo  ed è stata una cosa spettacolare. Io cercavo sul momento loop dove loro suonavano a tempo e alla fine ho suonato per 2 ore con la cantante che mi faceva innamorare della sua voce. Non sai quanta paura aveva di sbagliare ma ero felicissimo!
 

Invece una cosa che è successo tra il pubblico mentre suonavi?

Ne ho un bel po’… ma siccome sono romantico ti racconto questa:
La ragazza con cui condividevo la maggior parte della mia vita sessuale, che era gelosa ma in maniera intelligente, mentre suonavo guardava sempre le groupie da dj e puntualmente fissava me. Una sera io l’avevo notata molto lontana dalla console mentre queste groupie cercavano la mia attenzione e lei all’improvviso- sempre da lontano-  cerca il dialogo, ma tutto fatto di gesti che nel linguaggio internazionale vogliono dire: ‘’io e te dopo, f*k f*k!’’
(ahahah)
Fortunatamente non c’è stato mai un lancio di pomodori mentre suonavo ma un lancio di reggiseni e altro, si! Speravo che il motivo fosse la musica e quasi sempre lo era. Il motivo del lancio però credo sia solo merito del ciuffo ribelle che spero ancora di avere fino alla morte.

Chiudiamo con un: cosa dovrebbe fare una tipa per attirare la tua attenzione davanti alla console?

Sorridere!
Anche se potrei fraintendere!
Ma spero sempre che il sorriso significhi che la musica stia piacendo.
 

Aspetta, ma quindi come ti vedi tra 10 anni?

Spero di avere ancora il Ciuffo!
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