I Whitey Brownie sono il neo-soul che l’Italia stava aspettando

I Whitey Brownie sono tre anime sedute su di un pentagramma neo/soul che dipingono il quadro del mondo sonoro con delle vibrazioni mai percepite prima, sopratutto in Italia.

La band è formata dalla cantante Micol Touadi, il tastierista Alessandro Pollio e il batterista Alessandro Trani. Loro sono un giovane collettivo di Latina che da poco ha pubblicato il suo primo EP dal titolo ANOTHER PINK con la label Rest In Press.
“Never”  è il singolo che ha anticipato il progetto ed è un linguaggio sonoro morbido, sofisticato e originale. Basta che clicchiate sul video qui sotto per capire bene di cosa stiamo parlando, noi li abbiamo intervistati durante una pausa in sala prove tra ritmi e bridge pieni di originalità.

Ciao ragazzi, complimenti!
Voi siete uno dei gruppi con quel sound di cui ha tanto bisogno l’Italia.
Il vostro EP d’esordio fa sperare e stare bene.
Com’è iniziata la vostra avventura insieme?

Alessandro Trani: Ciao e grazie a voi per i complimenti, è bello per noi poter essere qui e rispondere alle vostre domande, conosciamo bene Urban Magazine e questo ci rende orgogliosi. Rispondo subito alla tua domanda con un concetto piuttosto semplice, la ricerca del sound è per noi molto importante, ci fa piacere che questo venga notato, perché abbiamo lavorato tanto e pensiamo di aver trovato la giusta formula per andare avanti.
La nostra avventura insieme come Whitey Brownie nasce nel 2015, anche se inizialmente era più un esercizio di stile strumentale dedito alla rielaborazione di grandi classici del jazz e dell’hip hop. Con l’ingresso di Micol Touadi alla voce e Alessandro Pollio alle tastiere, abbiamo iniziato a lavorare ai nostri brani inediti. “Another Pink” è il frutto di un anno di lavoro in collaborazione con la nostra etichetta, Rest in Press, che ha curato interamente il progetto. Siamo davvero molto felici del risultato ottenuto.

Qual’è il brano di questo EP a cui siete più legati?

Micol: Il brano a cui siamo legati di più è ‘Carillon’, un brano che nasce “triste” e finisce per far esplodere tutta la forza dell’andare avanti. Nato in un pomeriggio di inverno fatto di malinconia, riesce ad unire la tristezza e l’amarezza, con lo slancio che solo la speranza può dare. Ricordate quel gioco che si faceva da bimbi? Se fosse una parola sarebbe “intimo”.
L’ho scritto pensando a mio padre, che non mi ha mai voluta incontrare. Nel farlo ripensavo alle sue poche telefonate in cui pretendeva di insegnarmi il francese, la sua lingua madre, promettendomi che ci saremmo visti presto… Promessa mai mantenuta. La delusione esiste in tutti i tipi di relazione, purtroppo. Con questo brano l’ho voluta raccontare e rielaborare rendendola più accettabile.

Non avete mai litigato durante le sessioni di registrazioni? C’è un aneddoto durante la composizione che non dimenticherete mai?

Alessandro Trani: Di litigi tra noi non ce ne sono mai stati, tantomeno discussioni durante la parte creativa. Semplicemente se un brano non scorre in modo naturale già mentre ci lavoriamo, lo accantoniamo e passiamo ad altro. Siamo sempre stati coesi sin dal primo giorno tra noi, musicalmente e umanamente. Tutto è molto lineare, anche in fase successiva e cioè durante la post produzione, quando i brani vengono passati in etichetta.
Abbiamo sempre accettato ogni consiglio, ragionato sui brani insieme a Pantu, il nostro produttore e siamo andati avanti. Inizialmente i brani presentati erano nove, ma devo dire che è stato scelto davvero il meglio per realizzare questo primo biglietto da visita.
Di aneddoti ne ricordo in particolare due, molto diversi tra loro. 
Abbiamo registrato l’Ep a Cosenza, presso il Sud Est Digital Studio di Tiziano Sposato, sotto la supervisione di Pantu.

Durante il viaggio ci eravamo promessi di non fare tardi, ne’ di esagerare col bere, in modo da arrivare la mattina seguente in studio in ottima forma, ma la consueta ospitalità del sud Italia non ce lo ha permesso.

Appena arrivati in città siamo stati accolti dallo staff in maniera avvolgente, resistere è stato impossibile, la felicità era palpabile, l’umore alle stelle… Naturalmente abbiamo fatto tardissimo. Fortunatamente poi, in studio è andato tutto in modo perfetto.
Tra tante risate e con molta professionalità abbiamo portato tutti a termine il nostro lavoro e certamente grazie alla serata prima insieme, anche con molta complicità tra noi. A tal proposito, ricordo sempre volentieri gli occhi lucidi di tutti, tecnici compresi, mentre Micol registrava le voci di “Carillon”, un altro momento magico e indelebile.

Sul vostro profilo instagram c’è scritto: JDilla changed our lives 💜.
Sono impazzito quando l’ho letto, come mai l’avete scritto? Di norma si scrivono i contatti per prima o altro…

Alessandro Trani: Ci fa piacere tu lo abbia notato. È stata una mia idea, solitamente le band mettono il genere a cui sentono di appartenere, noi abbiamo sempre fatto fatica ad etichettarci e lo abbiamo sempre sentito come un limite, o peggio ancora un vincolo. 
Diciamo che J Dilla è la figura che ci ha portato da una formazione accademica musicale di stampo Jazz ad una visione d’insieme più ampia e mai banale. Ci sembrava quindi doveroso rendergli omaggio e lo abbiamo fatto sul nostro profilo, con quella frase, ma suonando la nostra musica.
Come nasce un vostro brano? Lo scrivete insieme oppure e l’insieme di più idee? 
Alessandro Pollio: Di solito scriviamo tutto insieme, partiamo dall’armonia o da una melodia e costruiamo sopra il resto, tutto in contemporanea. In questo modo il brano, anche nella sua forma più embrionale, ha già una sua identità. Di conseguenza, siamo una formazione che esprime live il meglio di se, visto che i nostri brani nascono spontaneamente e insieme. Questo facilita molto anche le nostre esibizioni, tutto è abbastanza semplice per noi in questo modo.

Il primo disco che avete ascoltato o comprato nella vostra vita?

Micol: il primo disco che ho ascoltato in vita mia era una raccolta di canzoni di Roberto Murolo. Sono cresciuta con mia nonna e lei era di origine napoletana. Ci divertivamo a cantare insieme “Era de maggio” quando io avevo circa 6 anni. Il primo cd che invece ho acquistato è stato a circa 10 anni, “It.pop” di Alex Britti.
Alessandro Trani: Nonostante abbia avuto un’adolescenza di stampo hard rock il primo disco che ho acquistato è stato “Baduizm” di Erykah Badu e penso che da lì il mio modo di pensare la musica sia cambiato per sempre.
Alessandro Pollio: Non ricordo esattamente il primissimo disco che ho ascoltato ma posso dirti che il primo ricordo che ho di musica che mi ha smosso e incuriosito molto è stato di un disco live di Michel Petrucciani. Ricordo che ho divorato questo disco quando ero più piccolo, conosco praticamente tutte le parti a memoria, tutti i soli che fa, tutto. 
Forse, ripensansoci, quel disco è stato uno di quelli che mi ha fatto avvicinare ad un altro modo di suonare il piano.

Con chi vorreste collaborare nel prossimo progetto senza limiti di budget?

Alessandro Pollio: Kendrick Lamar, Terrace Martin, Robert Glasper, Kaytranada, Craig David. Avrei una lista infinita, ma sicuramente se non avessi limiti di budget inizierei facendo collaborazioni con quegli artisti internazionali che in qualche modo ci ispirano e che ci hanno influenzato nel tempo.

State già lavorando al disco oppure ai live in giro per l’Italia?

Alessandro Trani: In realtà non abbiamo mai smesso di creare nuovi brani e adesso che stiamo ripartendo con i live avremo modo di testarli sul pubblico, come solitamente facciamo e come è già avvenuto per i brani inclusi in “Another Pink”
Micol Touadi: per quanto riguarda il tour, le prime date confermate sono 16 Marzo Latina, 19 Marzo Lecce, 20 Marzo Altamura. Per info sui nostri prossimi live basta seguirci sui vari social, mentre è possibile avere il nostro show semplicemente contattando la nostra etichetta, Rest In Press (clicca qui), dov’è anche possibile acquistare il nostro EP in formato vinile e cd.

Che ne pensate della musica oggi? Viviamo un quotidiano molto frenetico a livello artistico e forse conta più l’essere “entertainment” che artista… 

Alessandro Pollio: Oggi viviamo in un mondo musicale molto affascinante perché abbiamo una sintesi di 60 anni di evoluzione tecnologica, culturale e musicale, che oggi ci permette di scrivere e registrare un mix di tutto questo restando al di fuori dei “generi”. Sicuramente è mondo frenetico dove l’immagine e il lato visuale di quello che facciamo è molto importante. Io credo che l’intrattenimento non debba essere visto come qualcosa di negativo, un prodotto può essere di intrattenimento e di valore artistico allo stesso tempo. Onestamente io vedo molta più gente che si professa artista piuttosto che “entertainer” quando è palesemente il contrario. Non è un problema fare intrattenimento, però a volte bisogna scindere le due cose.

Cosa ne pensate di Sanremo e dei talent show come X Factor?

Alessandro Trani: Sanremo, penso che potrebbe essere un’opportunità ancora più interessante se eliminasse tutti i brani “sanremesi” che mi ricordano quando fu chiesto a Fellini il significato di “Felliniano” e lui non seppe rispondere. 
Invece se si parla di X-Factor o qualsivoglia talent show, penso siano uno dei problemi della musica in Italia. Non sono altro che un frullatore mediatico di pochi mesi che spreme quel poco talento che contiene.
Ovviamente Marco Mengoni per esempio è un grandissimo talento, ma non credo fosse necessario X-Factor per scoprirlo, certamente però una vetrina come X Factor ha contribuito a farlo ascoltare prima. Per farla breve, i Whitey Brownie parteciperebbero a Sanremo nel caso venisse accettato uno dei loro brani, ma non potrebbero mai prendere parte ad un talent show.

Tra 10 anni come vi vedete e dove sarete?

Alessandro Trani: Se dovessimo finire nelle Instagram Stories di Fabri Fibra, allora vorrebbe dire che tutto è andato per il meglio.
Il nostro desiderio, e anche quello della nostra etichetta, è quello di portare il nostro sound alla maggior parte del pubblico italiano ma soprattutto all’estero. Speriamo naturalmente che questo avvenga… Sappiamo per certo che alcune copie del nostro EP sono state acquistate all’estero, merito sicuramente del lavoro che è stato fatto intorno a noi, chissà che questa non sia la strada per i Whitey Brownie. Per ora ci limitiamo a fare le cose per bene, passo per passo. Il resto verrà, così com’è arrivato Another Pink, un grande punto di partenza per noi.
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