Absolutsymposium e Club to Club: la miscela perfetta.

Con #absolutsymposium, Absolut Vodka ha inondato di colori la scorsa edizione del Club to Club.

Un esperienza sensoriale e colorata priva di ogni pregiudizio è quella che #absolutesymposium ha messo in scena a Torino presso l’AC Hotel Lingotto, che per l’occasione ha subito un extreme makeover a tema. Siamo stati catapultati in un universo parallelo gioioso che ha unito performance, arte urbana e all’orgoglio arcobaleno, accompagnati da una cocktail experience. Ad accompagnare il tutto workshop, laboratori e incontri con gli artisti internazionali e con i protagonisti di CLUB TO CLUB.

Un percorso creativo diviso in quattro tappe, sparse in 4 stanze dell’hotel, accomunate dal tema For A Vibrant Future.

La prima stanza che proviamo a aprire è la Forbidden Room, con un nome così non possiamo non scoprirla per prima, una volta valicata la porta ci troviamo in un atmosfera soffusa avvolti da vibranti luci al neon cangianti, al centro due atleti/ballerini di pole dance si cimentano in evoluzioni acrobatiche attorno al palo che svetta al centro della stanza.

Ci gustiamo l’esperienza con il primo cocktail della giornata Absolut Dragonfly, in cui la vodka si mescola a vaniglia e limone fresco in un mix seducente.

A questo punto siamo curiosi di capire cosa ci cela dietro ciascuna porta e ci dirigiamo alla Pride Room, ci ritroviamo in una stanza d’albergo letteralmente invasa da palline colorate, come quelle con cui giocano i bambini nei centri commerciali, così mentre ci sdraiamo sul pavimento per sprofondare dentro un mare di colore ci beviamo un Absolut Colors con Absolut Apeach, granatina, arancia e lime, mentre osserviamo la nuova ABSOLUT RAINBOW, l’edizione limitata della bottiglia ispirata alla bandiera LGBT: 6 strisce colorate avvolgono la bottiglia come pennellate d’autore.

Siamo alla terza stanza e mentre i sensi iniziano a intorpidirsi la curiosità aumenta, vogliamo essere stupiti, così ci facciamo aprire la FORGOTTEN Room che ospita una live-performance dell’artista Flavio Melchiorre, a.k.a. IDRO51 che con il suo un approccio punk crea un’installazione tridimensionale che gioca con trasparenze, percezioni e sovrapposizioni di elementi.

L’ Absolut Revival 3.0, è il cocktail protagonista della stanza, in cui la vodka si mescola al pernot, all’arancia e all’amarena.

Il percorso culmina con la Elyx Room by ABSOLUT Elyx, l’esclusiva Super Premium vodka di Absolut protagonista indiscussa di questa stanza elegante dai toni soffusi e chic, per entrare in questa stanza occorreva provare tutte le stanze precedenti e dimostrarlo all’ingresso.

Qui proviamo l’Elyx Copper Collins creato dai mixologist Absolut, un drink delicato e profumato che vuole esaltare il sapore della vodka.

Lasciamo l’ultima stanza con i sensi soddisfatti, tanto che vorremmo aprirne un altra e un altra ancora, ma siamo belli carichi e nella giusta condizione mentale per affrontare il Club To Club verso cui ci dirigiamo. Grazie #absolutesymposium, non vediamo l’ora della prossima experience.

 

4am, Club to Club, entriamo nel main stage: l’oscurità ci assale.

Una voce mi parla:
“Sono sempre stato un po’ manitiero, per cui ho considerato anch’io questo pianeta una specie di palestra di due opposte forze… Poi le zone di confine sono migliaia, difficlmente chiare, ma diciamo che in generale noi nasciamo così: il dualismo è la nostra stessa esistenza.”

Era la voce di Franco Battiato, presa in prestito da Nicolas Jaar per l’intro del suo dj set Sabato. Un’atmosfera ieratica e surreale ci ha circondati e poi pervasi durante tutto il suo live di venerdì e il dj set la notte dopo.

Che dire, se era headliner di questa edizione un motivo ci sarà stato: tra suoni minimali, psichedelici e quasi jazzeggianti ci ha rappresentato nel suo live tutta la delicatezza e la fragilità espressa nel suo album “Sirens”, mentre nel suo djset tutta la bravura di creare dal nulla qualcosa di vivo.

Tutte altre emozioni ci ha dato invece l’energica esibizione di The Black Madonna, che avendo suonato venerdì subito dopo il live di Jaar, ha creato un notevole contrasto, trasformando il padiglione da stanza meditativa in dancefloor degno di studio 54. Se dovessimo riassumere il suo set con un’equazione, sarebbe: (Soul + Funk) x House = The Black Madonna.

Due sono le voci femminili che hanno disteso l’atmosfera oscura dei live: quella delicata di Szjerdene nel set di Bonobo il venerdì e quella folle di Bonzai durante l’esibizione di Mura Masa il sabato.
Il primo è stato un vero e proprio concerto a regola d’arte, con un continuo passaggio di testimone tra Szjerdene e Bonobo. Suoni soft sono stati la linea guida del set, che essendo stato a inizio serata, non ha creato un inizio troppo traumatizzante.

Invece parola d’ordine del live di Mura Masa è stata “suspense”.

Per tutto il live ha gonfiato di hype le melodie che poi faceva sfociare in drop lenti, quasi trap, rompendo il fiato come in una corsa frenetica in cui ad un certo punto sei obbligato a rallentare per poi di nuovo accelerare.

Arca & Jesse Kanda hanno creato uno show emotivo, uno di quelli mai registrato in tutte le  edizioni del festival. La loro follia artistica è contenuta all’interno di suoni e immagini sublimi che tagliano in due l’anima del pubblico.

Un vero e proprio spettacolo audiovisivo è stato quello di Richie Hawtin il sabato, che con il suo nuovo concept “Close” ha voluto offrirci un’ esperienza in prima persona di djing, proiettando sullo sfondo immagini modificate digitalmente e prese in tempo reale dagli strumenti usati durante il live.
Dopo la sua esibizione, senza soluzione di continuità, ha suonato la tedesca Helena Hauff, catapultandoci in un’atmosfera tutta berlinese con suoni house.

Un clima trascendentale, tra effetti sonori e giochi di luce, ha spedito tutti su un altro pianeta: quello di Liberato. Esibendosi in un esclusivo live, è riuscito ad essere all’altezza delle aspettative, portandoci su una realtà multidimensionale.

Tutt’altra storia è stato lo stage collaterale della Red Bull, che ha subito nella serata di venerdì un sound (e un volume) più cattivo e dark, tanto da far risuonare tutta la cassa toracica, con le esibizioni di Jling, Ben Frost, Yves Tumor...
Sabato invece, lo stage è stato teatro di sperimentazioni artistiche tendenti andanti al Glitch, con i concerti di Actress, Mana, Jacques Greene.

“I’m a raver baby, so why don’t you kill me?”

Rimbomba in tutto il secondo padiglione.
Sono le sei del mattino e a chiudere il weekend è Gabber Eleganza.
Sudore, facce sfatte e stanchezza che trasuda da ogni poro.

L’unica cosa che ci tiene ancora su sono i 180bpm.

I bassi ti pervadono le ossa e l’anima, lo spirito dionisiaco esce ed esplode in un ballo forsennato quasi folle. “E coloro che sono stati visti danzare erano ritenuti pazzi da coloro che non potevano ascoltare la musica” recita Nietzsche.
Durante queste due notti, tutto da buio è diventato luce: le atmosfere dark si son trasformate in giochi luminosi che hanno lacerato anche le più oscure ombre degli animi.
D’altronde “io oggi ti posso dire che preferisco la luce al buio” (Battiato).

Scritto da:
Marco Cresci
Camilla Rocca
Stefano Nappa

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