Per ogni abito voleva una camminata diversa. Il mito di Gianni Versace

Anche se nel titolo non lo avessimo precisato, non sarebbe stato difficile capire a chi fosse riferita questa frase.
Solo un rivoluzionario, devoto al lavoro e alla vita stessa poteva, per le sue sfilate, volere una camminata differente per ogni abito.

Così come puntualmente voleva che artisti quali Sting, Bon Jovi e Lenny Kravitz suonassero al suo fianco durante le presentazioni delle collezioni e che le sue modelle, sfilassero solo per lui, introducendo il concetto di individualità.

Gianni Versace, che iniziò la sua carriera nel 1978 firmando ufficialmente il suo marchio, non creò solo degli abiti bellissimi, ma creò un nuovo modo di vedere e vivere la moda, e con essa le sfilate.

Fu il primo a rendere le modelle donne, dotate di una personalità che durante i fashion show era d’obbligo venisse fuori. Fu il primo a volerle proteggere, consigliare e tenere al suo fianco, considerandole le sue donne.

E le sue donne per questo lo amavano, si fidavano, apprezzavano i suoi consigli e li seguivano, facendosi così spesso anche salvare.

Salvare nel vero senso della parola, come confessa la stessa Naomi Campbell, sua musa e confidente, spesso riportata dallo stesso Gianni sulla retta via durante i suoi momenti bui.

Naomi, con lui, non fiatava mai. Faceva capricci con tutti ma non con lui. Perché Gianni Versace non era solo uno stilista eccezionale, ma un uomo speciale, un fratello, un confidente, un amico, un tutore.
Era l’unico che realmente la proteggesse dal mondo, tanto crudele come solo la moda può alle volte essere.

Con lei Linda Evangelista, Kate Moss, Claudia Schiffer, Carla Bruni e Cindy Crawford diventano per merito suo delle icone del fashion system, delle Top Model, concetto mai introdotto fino a quel momento.

Perché lo stilista aveva una grossa potenzialità, quella di far credere alle persone che le stesse ascoltando anche quando non fosse vero, per fare poi costantemente di testa sua. Una testardaggine per niente negativa.

Lui aveva già in mente la strada da perseguire. Sapeva dove voleva arrivare, che cosa voleva che cambiasse ma soprattutto come voleva vivere la sua vita, che uomo volesse essere e che trattamento riservare alle persone che amava, costantemente al suo fianco non solo nel lavoro ma all’interno delle sue case, luoghi nei quali si rifugiava.

E infine quel senso di protezione verso tutti che non lo abbandonava mai.

Così, dopo le sfilate le sue donne non le faceva uscire da casa, ma allestiva un club con tanto di deejay e luci per poterle guardare ballare vestite ancora con i suoi abiti.

Che poi, il fratello Santo aveva ragione quella mattina infernale.

«Gianni non può essere morto. Gianni non muore».

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