Pop is the word

jean charles castelbajac rossignol

Il mondo cartoon-pop di Jean-Charles de Castelbajac convive nella nuova collezione Createur che l’artista francese firma per Rossignol. Brand che lui ha voluto ribattezzare ROS-SIGNAL perché entrambi vogliono trasmettere dei segnali come una volta facevano le tribù.

L’heritage di Rossignol del galletto fa match con lo stile eccentrico del visionario artista francese Jean Charles de Castelbajac in cui rosso bianco e blu, colori iconici del brand francese, abbracciano l’argento colore di riferimento nella moda di monsieur JC. È stato questo lo spunto per fare due chiacchiere con un uomo che cavalca il mondo della moda, del design e dell’arte da 50 anni e che ha lavorato al fianco di figure iconiche quali Basquiat, Keith Haring, Malcolm Mclaren e Lady Gaga.

Cosa accomuna la sua visione della moda al mondo Rossignol?

L’idea di spingersi sempre oltre guardando lontano, entrambe non pensiamo di fare moda ma del beautech, ovvero bellezza e tecnologia. La sfida di realizzare un capo funzionale e bello è qualcosa di poetico. Inoltre siamo due identità legate alla montagna: loro arrivano dalle Alpi e io dai Pirenei. Tradizione mescolata al desiderio di futuro, questo ci accomuna.

Qual è stato il punto di partenza della collezione?

Ogni collezione con Rossignol è come un lungo filo di lana che si srotola, è in divenire, ogni collezione mi porta dentro la successiva, io non mi sento di dire che lavoro sulla moda, ma sull’innovazione, sulla creatività che è affascinante e misteriosa. Io guardo sempre avanti, non mi sentirai mai dire «ieri era meglio di oggi», quando in un concept store nuovo trovo riferimenti al vintage mi affliggo, siamo in un epoca dove tutto è possibile a livello di tecnologia, materiali, stampe, è estremamente eccitante. Per questa collezione Rossignol ho voluto fare dei capi diversi ma molto identificabili.

jean charles de castelbajac rossignol

Ho letto che la collezione è ispirata alla tribù Hopi che vive in Arizona, me ne parla?

Sì perché i loro vestiti tradizionali fatti di colori molto forti e linee geometriche mi hanno ricordato un mondo al quale sono molto affezionato che è quello araldico, così ho sviluppato questi capi che io ho definito Ros-signal perché vogliono trasmettere dei segnali come facevano una volta le tribù.

Come si immagina la donna che veste questa collezione?

Ultimamente abbiamo perso Azzedine Alaïa, lui aveva una relazione con le donne speciale, le amava, creava delle armature per loro in cui potevano sentirsi protette. Io ero molto suo amico, anche a me, come a lui, piace proteggere le donne seppur se con uno stile differente, io faccio una moda ispirata allo sport che porta con se un’allegoria alla bellezza, i miei capi sono funzionali e tecnologici ma allo stesso tempo molto femminili.

 

Ha nominato Azzedine Alaïa, lei nella sua vita ha lavorato con molte icone oggi scomparse come Basquiat, Malcolm McLaren, Moschino, Gianni Versace, quali ricordi conserva nel suo cuore?

Quando penso a tutti questi grandi persone che ho incontrato nella mia vita penso che erano tutti uomini portatori di un manifesto, persone di carattere che non scendevano mai a compromessi.

Chi la ispira oggi?

Ettore Sotzas, Cocteau, il couturier Charles James, la pittrice Sonia Delaunay, la musica dei Led Zeppelin, i Kraftwerk, il calciatore George Best ma anche figure contemporanee come Virgil Abloh designer di Off White o la band Crystal Castle.

Con tutte le cose meravigliose che ha fatto e che continua a fare nella sua vita, sembra quasi che per lei creare sia un’esigenza, è così?

L’ispirazione per me è la vita. Sono un creatore e lo sarò fino alla fine, e più vado avanti più trovo cose che devo fare e che fanno parte di un piano prestabilito di cui non conosco il creatore ma lo percepisco.

Ha vestito moltissime celebrità da Lady Gaga a Papa Giovanni Paolo II, chi le ha dato più soddisfazioni?

La soddisfazione più grande è stata quando il mondo hip-hop ha sposato la mia collezione di Iceberg con le stampe di Topolino e Snoopy, io non ho mai seguito questo genere, e vedere queste figure che indossavano i miei capi come armature del medioevo mi ha reso orgoglioso e mi ha fatto anche capire la filosofia rap. E poi il Papa, sono l’unico ad aver vestito personalmente un santo con un vestito che celebrava la bandiera arcobaleno gay, quando gliel’ho proposto non ci crederai ma ne fu entusiasta e mi disse: «Con il tuo colore hai cementato la fede».

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