Quello che dà il nome ai giardini di Porta Venezia.

Piccola guida a Indro Montanelli per millennials (dopo la visione del film che lo racconta e l’intervista a Domenico Diele che lo interpreta).

di Martina Giuffrè

Indro. L’uomo che scriveva sull’acqua - Foto di Philippe & AntonelloGiornalista del Corriere della Sera, fondatore del Giornale e della Voce. Questo era più o meno tutto quello che sapevo su Indro Montanelli prima di andare all’anteprima del film documentario Indro. L’uomo che scriveva sull’acqua di Samuele Rossi (trasmesso da Sky Arte). Lo so, non è una cosa di cui vantarsi, ma parlando con altri miei coetanei ho scoperto che non sono l’unica ad avere una conoscenza superficiale su quello che è stato il più grande giornalista del XX secolo. Infatti, alla domanda “chi è Indro Montanelli” mi è stato risposto: ah sì, quello dei giardini di Porta Venezia, oppure mmm è familiare, sarà uno scrittore o al massimo un attore.

Indro Montanelli moriva 15 anni fa, era di Fucecchio, ha lasciato una lista infinita di allievi ed estimatori, tutti intervistati nel film: Travaglio, Abate, Severgnini, Mieli, De Bortoli, Paolo Di Paolo, Salvatore Merlo, Nicola La Gioia, Sandro Gerbi. Nel film è interpretato (anche) da Domenico Diele.

Com’è stato interpretare un personaggio così complesso e controverso come Indro Montanelli?

Considero Montanelli una figura estremamente affascinante, per cui è stata un’opportunità di lavoro che sono stato molto contento di ricevere. Il regista Samuele Rossi mi ha chiesto di concentrarmi solo su cosa c’era scritto in ciò che avrei dovuto recitare e servire quello stato d’animo, ma come se fossero parole mie, di un ragazzo qualsiasi, non di Indro Montanelli ragazzo. C’è stato questo approccio paradossalmente slegato dalla figura del vero Montanelli e ho avuto modo di esplorare, attraverso le sue parole, alcuni periodi della sua vita. In particolare la sua adolescenza, quando iniziava ad appassionarsi alla storia, alla politica, al giornalismo. Poi il periodo del ventennio in cui visse e sostenne il fascismo, per poi ricredersi sulle sue convinzioni durante il periodo della prigionia. È stato molto interessante scoprire di più sulla sua giovinezza.

Domenico Diele ph.Philippe & AntonelloSe dovessi descrivere Montanelli, anche con poche parole, a qualcuno che non ha idea di chi sia, come lo definiresti?

Un uomo coraggioso che ha identificato presto, in giovane età, quale tipo di percorso lavorativo voleva per la sua vita e che lo ha sposato in modo totale e di esempio per chiunque. È un rapporto, come viene detto nel documentario stesso, quasi religioso con il lavoro. Per cui una persona molto coraggiosa e molto innamorata del suo lavoro.

Montanelli definì l’Italia berlusconiana la peggiore che avesse mai visto e vissuto. Secondo te, vedendo lo stato attuale delle cose in Italia, come la definirebbe? Sarebbe ancora più severo?

Credo che gli elementi di decadenza che cominciava a intravedere nella morale e nella politica berlusconiana siano stati solo l’inizio di un processo che adesso ha trovato un’evoluzione maggiore, per cui immagino che potrebbe essere ancora più pessimista e caustico, a meno che il pessimismo non sia talmente condiviso da tutti da fargli venire lo schiribizzo dell’essere bastian contrario, cosa che faceva molto spesso.

Domenico Diele ph.Philippe & AntonelloUna caratteristica, un lato del carattere di Montanelli in cui ti sei ritrovato e che ti ha permesso di immedesimarti meglio con il personaggio?

Personalmente sono sempre stato molto sensibile e ho sempre cercato di mettere tra le priorità l’onestà in ciò che si fa e la ricerca di sincerità. Sincerità e onestà nelle cose che si fanno. Credo che Montanelli proteggesse molto questi aspetti e per quanto mi riguarda mi toccano e hanno presa su di me.

Adesso invece la domanda contraria. Qualcosa che ti è risultato difficile accettare e capire del personaggio di Montanelli e del suo modo di pensare?

Ci sono delle cose che ha detto e scritto durante gli anni di regime in Italia che è impossibile condividere rispetto alla condizione della donna. Ha fatto anche discorsi sul razzismo, in parte l’ha condannato, ma esistono anche episodi in cui ha parlato di superiorità della razza e di come andrebbe trattata la persona nera, il “negro”. Lui ripete spesso questo concetto di élite nella società. Sono concetti un po’ troppo distanti da me.

Domenico Diele ph.Philippe & AntonelloC’è una frase di Montanelli che dici durante il film “Tutta la mia vita è stata contesa tra la noia di vivere assieme e la paura di vivere solo” Cosa ne pensi? Ti ci ritrovi?

Mi ci ritrovo molto. Come i problemi di depressione, di cui Montanelli soffrì per tutta la vita, penso che siano stati d’animo che tutti gli uomini conoscono. È solo un problema di misura, cioè quanto certe cose che ogni uomo è giusto che provi, ti schiacciano e rubano ore della tua vita. Credo che quella frase rispecchi una condizione umana abbastanza comune. Anche a me fa paura la solitudine. Se potessi dare un consiglio direi: resisti alla noia e cerca di stare solo il meno possibile.

Tra tutti gli “atti di coraggio” compiuti da Montanelli come ad esempio, non so, le corrispondenze di guerra, la fondazione del Giornale ecc… quale ti ha impressionato di più?

L’ho sempre ammirato molto per l’idea che aveva di aprire sempre giornali nuovi. Significava trovare nuovi mecenati, nuovi editori ed erano operazioni, anche dal punto di vista dell’intessere relazioni e contatti, molto complesse e rischiose. Ricordo l’ultimo grande episodio in cui se ne andò dal Giornale dopo la discesa in campo di Berlusconi e fondò La Voce. Mi colpì moltissimo l’idea di quest’uomo che, superati gli ottant’anni, si ributtava nell’avventura di costruire un giornale da zero, con una grafica innovativa e una nuova distribuzione. Mi colpì molto la sua caparbietà.

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