Wemme Flow: mai più flash, mai più da solo

Wemme Flow è un giovanissimo talento bolognese che ha pubblicato da poco il suo nuovo singolo dal titolo No Flash, che vanta la produzione di Mr. Monkey (che ha già prodotto Tredici Pietro). Muovendosi esattamente a metà strada tra rap e funk, Wemme si candida ad essere uno dei nomi più interessanti della scena urban del 2020. In questo periodo di reclusione forzata l’abbiamo raggiunto al telefono e questo è ciò che ci ha raccontato!

No Flash sarebbe stato il primo singolone estivo della stagione, ma purtroppo siamo in uno strano periodo di quaratena. Quale nuovo ruolo potremmo attribuirgli? Cosa ti manca di più di tutto ciò che abbiamo lasciato là fuori?

Quando scrivo nella mia testa non penso a che tipo di ruolo il mio pezzo avrà nella scena urban, credo che questo ora come ora sia un pezzo che serva alla mia crescita artistica.
E per quanto riguarda la quarantena, purtroppo mi manca tutto, sicuramente stando a casa rivaluto tutto quello che prima davo per scontato.
Poi,  sono molto scaramantico in generale, quindi non mi sento di dire che le cose stanno per cambiare, ma sicuramente noto sempre più interesse al mio progetto e questa cosa mi carica positivamente, sono chiuso in studio da più di un anno e mezzo, quello che è online è solo un assaggio di quello che faremo uscire.
L’unica cosa che posso dire è che lavoriamo a qualcosa di più grosso di un singolo, presto saprete tutto.
Cos’è cambiato dai tempi di Toy Stori?
Toy Stori è un EP che risale a più di un anno fa, diciamo che quando ho cominciato a lavorare a quel progetto non avevo un team, non avevo gente interessata a me, dunque ho dovuto “arrangiarmi”.
In questo momento lavoro con un team composto dai fratelli Akash, manager, videomaker, e fotografi. Da un anno a questa parte mi sono arrivate parecchie proposte discografiche, ma di questo ne parliamo più avanti. Una cosa però è sicura: ora non sono più da solo.
Com’è stato lavorare con Mr. Monkey e in che modo ha “cambiato” il pezzo?
Lavorare con Mr. Monkey è fighissimo, è un ragazzo che ha qualche anno in più di me e trovo sia super competente; sicuramente il suo nome nel mio progetto mi permette di avere quella visibilità che da solo non riuscirei ad avere. Ma su questo pezzo c’è un’altra persona “invisibile” che ha lavorato con me: uno dei due Fratelli Akash che è 45H il quale ha curato l’aspetto del mix e master del brano. Da citare, ovviamente anche il mio videomaker Simone Peluso, e la figura di Davide Dozza nonché mio manager che ha curato l’aspetto di produzione, insieme a Manuel Grazia che si è occupato della fotografia.
Il tuo stile sembra molto in debito con il retaggio funky degli anni Settanta e Ottanta, da dove arriva questa fascinazione? Com’è stato combinarla con il rap?
Il mio stile ha una tendenza alla musica funky, adoro il groove di quegli anni, mi ispira tantissimo ascoltare “The Weeknd”. Combinare la musica funk con il mio rap mi viene naturale, le sue sonorità valorizzano e personalizzano la mia musica. Grazie a questa combinazione cerco di essere il più riconoscibile e originale possibile.
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