Bartolini: Penisola è il mio viaggio interiore

PENISOLA è il debut album di BARTOLINI uscito il 3 aprile distribuito da Carosello Records.
Classe 1995 e di origini calabresi, Giuseppe Bartolini ha passato i sui ultimi anni tra Roma e Manchester, esperienze e culture che si riflettono alla perfezione nella sua scrittura e nel suo sound.

Le 11 tracce, infatti, ci regalano un mix di sonorità che vanno dal britpop, alla new wave d’oltreoceano (Wild Nothing, Beach Fossils) al cantautorato pop all’italiana, maturato proprio a Roma, capitale dell’indie italiano di ultima generazione.
Penisola è stato anticipato da due singoli: “Non dirmi mai” e “Lunapark”.

L’abbiamo intervistato per farci raccontare meglio Penisola.

Ciao, come stai?

Nonostante tutto, va tutto bene. Grazie!

Devo ammettere che questo album, ascoltato durante questi giorni così assurdi e tristi, è un pugno nello stomaco. Anche a te è capitato, riascoltandolo ai tempi del corona virus, di trovarlo ancora più potente?

Devo dire che l’album ha assunto un valore ancora più strano e potente, specialmente in questi ultimi giorni. A volte è come se alcune canzoni fossero state scritte per momenti determinati che sto vivendo in questo periodo, in questi giorni senza numero in cui sembra che i minuti non esistano. Certe canzoni non riesco neanche ad ascoltarle più, ce ne sono altre, però, che mi
riportano indietro di mesi ed anni e che a volte mi fanno pensare anche al periodo passato in studio, ultimo vero momento felice prima che accadesse tutto questo.

Il concetto che sta dietro al termine “Penisola” mi ha particolarmente colpito: come se fossi sospeso nel limbo tra l’isolamento e il trovarsi in mezzo a tanta gente. Bartolini quindi ora si trova nel mezzo di questi opposti? Non sei più isolato come ti sentivi a Manchester?

Il concetto di “Penisola” si è evoluto nel tempo. Gli ultimi due anni sono stati un’altalena di emozioni pure, ho vissuto molte cose ma le ho sempre affrontate in modo estremo, mai intermedio, soprattutto a livello emozionale. Un up&down che da un bisogno eccessivo iniziale di ricercare gli altri e se stessi è tornato al suo guscio, isolandosi per poi infine ritornare a galla insieme agli altri. Non sono più solo.

La scrittura di ogni disco è un momento di grande evoluzione, di crescita. Le differenze tra il Bartolini che scriveva il primo pezzo e Bartolini che poggia la penna alla fine della composizione dell’ultimo? Ce ne sono?

Il mio modo di scrivere è cambiato molto, specialmente nell’ultimo anno. Prima non ragionavo sui testi, per me non erano importanti, cercavo di essere fuggitivo all’interno delle cose che scrivevo, di non esprimerle in modo esplicito, forse per paura di espormi, per proteggermi. La prima frase era sempre quella giusta ma solo per pigrizia. Con “Penisola” è stato diverso e dopo quest’album sarà diverso. Quando scrivo adesso sento di avere più dimestichezza, più esperienza e mi conosco anche un po’ di più. Un testo lo scrivo e lo riscrivo, lo metto in discussione finché non mi soddisfa al 100%.

In Lunapark sei solo, abbandonato, malinconico, quasi disincantato… è la canzone che ti rappresenta di più in questo momento?
Sicuramente è la canzone che rappresenta di più il mio 2019. Forse la canzone per questo momento devo ancora scriverla.

Una canzone di Penisola che possa rappresentare il tuo prossimo futuro, quale sarebbe?

Profilo Falso, credo.

Se potessi scegliere un luogo in cui rifugiarti ora, quale sarebbe? Ascoltando il tuo album non credo ci andresti da solo, ora, bensì porteresti qualcuno, chi?

Una casa in campagna con uno studio da registrazione incredibile, giardini con palme incredibili, vista mare, palestra, piscina, campetto da basket e porterei tutti i miei amici e la mia famiglia.

Come stai vivendo questi giorni di quarantena? Ti senti su un’isola o piuttosto sulla famosa Penisola di Bartolini? Stai scrivendo?
Nella mia vita normale sto spesso a casa, mi piace molto. I primi giorni li ho vissuti così, come se non fosse cambiato granchè. Adesso sto iniziando ad accusare tutta questa situazione. Sento questa stanza come se fosse un’astronave alimentata da musica e videogiochi che viaggia nel vuoto. Una volta la settimana esco per cercare del cibo e poi ritorno per partire di nuovo.

Il lancio dell’album è stato accompagnato dal lancio delle prime date del tour, cancellato poi purtroppo per ovvi motivi. So bene che è difficile fare previsioni, e che non dipendono da noi.. quindi ti chiedo, la primissima città in cui vorresti portare l’album live?

Roma, su un camion Bartolini.

 

 

 

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