Quello che non sapevi su Bob Marley nel giorno del suo 36° anniversario

“Probably f**k around and change the world like Bob Marley did” cit.

Parto da qui, cioè da questa strofa del rapper Blu sul brano Maintain, perché?? perché è vero!
Robert Nesta Marley in arte “Bob” ha veramente cambiato il mondo semplicemente interpretando se stesso.

Uno dei cantanti più famosi, uno dei personaggi più amati e rivoluzionari di tutti i tempi, celebre chitarrista e leggendario attivista giamaicano e bla bla bla… impossibile non conoscere una parola o il ritornello di una sua canzone.

Letteralmente un icona di resistenza umana ed oggi si celebra la sua scomparsa avvenuta a Miami nel 1981 all’età di 36 anni.

Nell’arco di tempo che la sua carriera ha preso piede all’età di 16 anni con i singoli: Judge Not e One Cup Coffee; dopo aver conosciuto Higgs, Livingston e Peter McIntosh, più tardi conosciuto come Peter Tosh, si scoprì molto di più di lui, o meglio la sua personalità si fece notare dal mondo esterno. Ma l’ambizione indica solo il carattere dell’uomo ed il sigillo del maestro è l’esecuzione ed infatti, Bob, esegue un esposizione “concettuale” dei suoi pensieri come nessuno prima di lui se non i grandi rivoluzionari che plasmato il globo in cui viviamo.

Alcuni di questi pensieri sono stati “intrappolati” nel bellissimo documentario diretto dal maestro Kevin Macdonald intitolato “Marley” ma oggi abbiamo scavato leggermente più a fondo e abbiamo trovato in lui delle curiosità molto interessanti tipo:

• Da bambino, diciamo fino a 12 anni, Bob Marley leggeva il futuro delle persone nel palmo delle loro mani.

« Voglio muovere il cuore di ogni uomo nero perché tutti gli uomini neri sparsi nel mondo si rendano conto che il tempo è arrivato, ora, adesso, oggi, per liberare l’Africa e gli africani. Uomini neri di tutto il mondo, unitevi come in un corpo solo e ribellatevi: l’Africa è nostra, è la vostra terra, la nostra patria… Ribellatevi al mondo corrotto di Babilonia, emancipate la vostra razza, riconquistate la vostra terra»

Devoto alla religione nata negli anni trenta del novecento fu’ uno dei più grandi predicatori del Rastafarianesimo. Che in realtà nasce infatti come nazionalismo, o meglio, come versione religiosa del movimento politico nazionalista ossia l’etiopismo.

• Ha riconosciuto 13 figli da 9 “mogli” diverse poi ci sono gli altri novantanove come Priamo nell’Eneide.

• Tra le sue fiamme c’è anche Miss Mondo 1976 che lo “ingabbiò” in una relazione seria.

• Morì per cancro e più di 40mila persone sfilarono davanti alla sua bara esposta. Però c’era un altro fiume di persone al di fuori che non riuscì mai ad entrare per recargli l’ultimo saluto ed il mondo si fermò per un attimo.

• Non ha mai scritto un testamento perché per lui sarebbe stato come arrendersi di fronte al cancro e quindi vi lascio immaginare tutte le diatribe sulle “royalty payment” per i suoi brani. Ad esempio i diritti di “No Woman No Cry” vengono inviati direttamente ad una mensa per i poveri in Giamaica.

• I servizi segreti statunitensi avevano scritto un fascicolo su di lui perché Il re del reggae è uno di quei personaggi che fanno parte delle cosiddette teorie del complotto, cioè, si narra di altre versioni secondo la quale la morte sarebbe avvenuta in modo diverso dalla versione ufficiale.

• Prima di morire si converti al cristianesimo, facendosi battezzare a New York in una chiesa etiope ortodossa qualche mese prima di morire. Con il nome di Berhane Selassie che in aramaico vuol dire: Luce della Santa Trinità. Con sua madre, Cedella Booker, cristiana e disse tra le ultime parole “Jesus take me”.

•  Il nome Wailers con cui Bob, Peter Tosh e Bunny Wailer si fecero chiamare, derivava dal fatto che i tre ragazzi provenivano dal quartiere di Trenchtown (così chiamato perché è stato costruito sopra una vecchia trincea drenante), i cui abitanti erano soliti lamentarsi di tutto. Da qui “Wailers” che significa “piagnoni”; invece “Tuff Gong” è il nome della casa discografica di Bob. Questo era il soprannome di Bob nel ghetto di Kingston.

• Ha guidato per un po’ una BMW dicendo che fosse l’acronimo di “Bob Marley and the Wailers”.

• A 21 anni, Bob ha vissuto in Delaware per sette mesi in cui ha lavorato con il turno di notte in un impianto della Chrysler.

• Il suo soprannome da ragazzo era “White Boy” perché figlio di un capitano navale britannico, bianco e di una ragazza giamaicana. Il suo quartiere era di “razza mista” ma da sempre ha sviluppato il pensiero «Io non sono dalla parte dell’uomo bianco, o fianco dell’uomo nero. Io sono dalla parte di Dio».

• Le sue ultime parole al figlio Ziggy erano, “Money can’t buy life”.

Tralasciando queste curiosità ascoltare dei brani di Bob Marley è come innamorarsi della semplicità di Marilyn Monroe tra le righe di un sorriso su di un semplice spartito letto ad occhi chiusi.

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