Kumomi, l’urban a Milano che nasce in quarantena

Kumomi
Intervista ai Kumomi, nuova realtà urban milanese fondata da Francesco Caprai aka OMAKE, Daniele Piccoli e Arianna Puccio.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i ragazzi di Kumomi, nuova realtà urban milanese fondata da Francesco Caprai aka OMAKE, Daniele Piccoli e Arianna Puccio, tutti e tre sono cresciuti all’interno di quella che una volta era la “scena indipendente”, fatta da etichette e musicisti, ma prima di tutto da persone.

Di recente, hanno pubblicato Demotape [intermezzo], un nuovo mixtape che riunisce gli artisti del roster lo stesso Omake, Canntona e Vespro.

Vi chiedo: come mai l’esigenza di aprire una nuova etichetta? E come avete vissuto il tempismo, non proprio felicissimo per l’ambiente musicale, con il quale siete usciti allo scoperto? Qual è la mission di Kumomi?

OMAKE: Personalmente, dopo un po’ di anni in questo ambiente, sentivo proprio l’esigenza (hai usato la parola giusta) di qualcosa in cui mi sentissi rappresentato sia a livello stilistico che di proposta. Ci sono un sacco di belle realtà in giro nel sottobosco, ho pensato che il momento fosse particolarmente fertile per iniziare a proporre qualcosa non dico di nuovo, ma di un po’ diverso, quello sì.

Poi certo, da una parte il tempismo si è rivelato forse il peggiore, ma dall’altra va bene così, l’intenzione è comunque quella di costruire qualcosa con calma ma in modo duraturo, credo di parlare a nome di tutti dicendo che non siamo alla ricerca spasmodica di chi può fare la hit facile.

Per questo mi sento di dire che la mission di Kumomi è quella di diventare una realtà per musicisti e ascoltatori che non sempre si ritrovano in molte delle altre cose che ci sono in giro adesso. E non voglio suonare pretenzioso, credo lo sarei di più a dire che siamo qui con l’intento di avere il nuovo Ghali in mano nell’arco di un paio di mesi.

Cosa sta succedendo dal vostro punto di vista a Milano in questo periodo?

OMAKE: Da milanese acquisito, ho sempre avuto un rapporto di amore e odio per questa città. In ogni cosa vedo sempre le sue due facce. Ad esempio qui tutti vogliono farcela, ed è bellissima e stimolante come cosa. Allo stesso tempo però poi sembra che se non frequenti certi posti e certe persone, allora non esisti neanche.

Non lo so, la cosa che mi spaventa ora come ora è capire cosa succederà quando i Kumomi potranno tornare a suonare dal vivo, come sarà il volto della città in quel momento. Ci sarà fame di concerti, oppure ci saremo definitivamente abituati a vivere la musica solo da dentro un telefono?

Questo creerebbe effettivamente una situazione senza precedenti, e l’impressione che ho è che le grandi case discografiche stiano già correndo ai ripari firmando tiktokers e simili destinati ad un pubblico under15, che di fatto è quello che fa più streaming. Ma cerco sempre di essere positivo, e pensare che se così fosse allora ci sarà effettivamente un rilancio spontaneo della musica indipendente come reazione.

Com’è nato il vostro Demotape? Vanno ancora di moda i mixtape?

OMAKE: Chiaramente i nostri programmi pre-quarantena erano ben diversi. Però l’intento era rimasto lo stesso, ovvero quello di iniziare a far conoscere la realtà di Kumomi come nuovo puntino sulla mappa. Non potendo quindi per ovvi motivi concentrarsi sulle singole release di Vespro e Canntona e sull’iniziare a suonare in giro per presentarsi, abbiamo pensato che la cosa migliore da fare fosse quella di andare a ripescare un po’ di demo che avevamo nei cassetti, altri pezzi usciti magari solo un social e iniziare un lavoro a distanza mio come produttore insieme ai ragazzi per dare vita a quello che per me da subito è stato un demotape, un po’ come si faceva una volta con le cassettine che mandavi in giro per far conoscere il tuo progetto, con sopra i pezzi che non avevano visto un mix e un master ma in cui credevi un sacco.

Mentre io ho fatto questo poi il merito è stato anche di Arianna, creative director di Kumomi, che è riuscita in un paio di settimane a mettere insieme tutta una identità grafica e comunicativa che andasse dalle musicassette ad Instagram.

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Secondo voi, ha ancora senso tracciare una distinzione tra la scena rap e tutto il resto (che dir si voglia indie)? Quando è accaduto questo cambiamento?

OMAKE: Credo che questa forte distinzione sia data, o quantomeno percepita, da un mondo musicale italiano che è completamente soggiogato alle dinamiche delle playlist, che di fatto sono ben distinte su questi due filoni. E dato che l’ascoltatore medio è molto più propenso all’ascolto dei pezzi presenti in queste playlist, è facile che il suo orecchio si abitui ad un certo suono, e che poi quel suono sia l’unico che riesce a decodificare.

Nel momento in cui si propone una cosa diversa, si va in confusione. In questo è fondamentale il ruolo dei festival, pensa ad esempio al Mi Ami, dove magari sei lì per vedere non so, Giorgio Poi ma ti ritrovi davanti anche un Massimo Pericolo e capisci che in realtà ti gaserebbe anche quella cosa lì, e viceversa. E quando succede è fantastico.

Arianna: personalmente penso che questa distinzione non abbia più senso, specie negli ultimi tempi dove si sta puntando a contaminare i brani o a far collaborare artisti di mondi diversi. Penso che oggi più che mai l’ascoltatore stia cercando altro, qualcosa di nuovo e fresco, pur continuando ad ascoltare i generi preferiti di sempre.

Credo che personaggi come Franco 126, Carl Brave, Tha Supreme, Psicologi, Venerus e così via siano un po’ i pionieri di questa contaminazione e di questo bisogno impellente di ricercare nuove sonorità. Anche la vincita di Mahmood a Sanremo credo ne sia una ulteriore conferma.

Come siete entrati in contatto con Vespro e Canntona?

OMAKE: con Vespro ci conosciamo ormai da qualche anno in realtà, lui aveva ascoltato dei miei lavori in passato e gli era piaciuto l’approccio che avevo, sia musicalmente che come visione delle cose in generale. Da lì il rapporto fra noi è proseguito lavorando insieme ai suoi primi singoli e creando una vera fratellanza in Kumomi, dove ognuno lavora anche per il bene collettivo di cosa stiamo cercando di creare.

Canntona l’ho conosciuto prima da “fan”, il suo visual EP “Colonie” su Youtube era ed è una gemma nascosta come poche cose viste in Italia negli ultimi anni. Da lì abbiamo iniziato a sentirci, e ci siamo poi ritrovati a lavorare insieme a “Hikikomori”, traccia di Missey prodotta da me e con featuring proprio di Canntona. Lì ho visto che oltre a Canntona come artista c’era sintonia e comunione di intenti anche con Lorenzo come persona, e che rappresentava perfettamente il tipo di progetto che avrei voluto presentare con Kumomi.

Prossimi passi?

OMAKE: dopo questo primo periodo in cui ci siamo dedicati molto a lanciare Kumomi e far vedere che esistiamo, senza dubbio adesso è il momento di dedicarsi al 200% ai singoli artisti. Stiamo progettando le prossime release e il modo in cui far emergere le loro personalità il più possibile. Non sarà facile fino a che non ci sarà modo di tornare a suonare live, ma sicuramente daremo tutto per raggiungere questo obiettivo. Nel frattempo ovviamente mi sto guardando attorno per capire quali sono i nuovi artisti che voglio unire a Kumomi. E sono convinto che ci saranno delle novità in questo senso già entro fine anno.

Arianna: gestire gli artisti dal punto di vista creativo in un periodo come questo è stata una grossa challenge per me, con i ragazzi di Kumomi, ma anche in generale con tutti i ragazzi che seguo. Il mio è un lavoro di comunicazione, di presenza, fatto di creatività anche sul capo ed è difficile quando non puoi vederli e non puoi produrre contenuti nuovi.

Ho imparato in questo mesi a rendere nuovi e interessanti contenuti del passato, a rivalutare gli archivi, a inventarmi nuove modalità ma pur sempre mantenendo la coerenza con il lavoro svolto fin ora. Come prossimo passo mi auguro di poter incontrare i “miei” ragazzi, di ragionare su videoclip, su nuovi shooting, e spero anche sulla presenza scenica sul palco. Personalmente non vedo l’ora di seguirli sul palco o magari chissà a qualche festival, vedremo!

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